Terremoto del 2009, Meloni all’Aquila: “Un esempio per tutta l’Italia”. Sbloccati nuovi fondi

5 Apr 2023 19:38 - di Marta Lima

Un elenco infinito: è quello dei nomi delle 309 vittime del terremoto dell’Aquila del 2009. Li scandisce uno per uno l’arcivescovo Giuseppe Petrocchi, durante la messa officiata nella Chiesa delle Anime sante, in piazza Duomo. Il premier Giorgia Meloni, presente in prima fila, ascolta a testa bassa il lungo elenco e si commuove. Sono i momenti più emozionanti della cerimonia che si è svolta nel pomeriggio nel capoluogo abruzzese alla vigilia della triste ricorrenza.

Meloni e La Russa all’Aquila, tra incoraggiamenti e aiuti concreti

“La città la trovo sempre molto orgogliosa e resiliente, una città che offre l’esempio prima di lamentarsi. Poi quando c’è stato da lamentarsi lo ha fatto ma qui si è sempre dato prima l’esempio. E’ una città dalla quale c’è sempre molto da imparare”, ha detto il premier Giorgia Meloni arrivando a L’Aquila. Prima di lei era arrivato anche il presidente del Senato Ignazio La Russa, accompagnato dal sindaco de L’Aquila, Pierluigi Biondi, per presenziare all’esposizione di una stele al Parco della memoria de L’Aquila, ‘Oltre 6.3’, realizzata dall’Accademia di Belle Arti in ricordo delle 309 vittime del terremoto del 6 aprile 2009. Presente alla cerimonia anche il governatore della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, oltre a diversi famigliari delle vittime. ‘6 aprile 2023 L’Aquila piange i suoi figli e gli rende onore’, si legge in uno striscione esposto in uno degli edifici che affaccia sul Piazzale, dove è presente la fontana con il noMe dei 309 aquilani che persero la vita a causa del sisma.

Il premier: “Era doveroso esserci”

L’Aquila “è un territorio che è stato pesantemente colpito, che ha avuto la capacità e la forza di rialzarsi, di fare il suo meglio per risorgere. Oggi ovviamente continuiamo a fare quel lavoro, i segnali sono stati dati e sono molto importanti: qualche giorno fa il Cipes ha sbloccato 50 mln per la ricostruzione, per le scuole e l’edilizia scolastica”, sono state le altre parole della Meloni, che ha ricordato l’impegno del governo sul fronte della ricostruzione. “Noi abbiamo messo in legge di bilancio 70 milioni di euro, senza emendamenti di risulta, dell’ultimo minuto – ha ricordato – . Lo abbiamo fatto come scelta strategica per garantire la tenuta dei bilanci del territorio e perché c’è bisogno di fare di più sulla ricostruzione pubblica”. “Era doveroso esserci, è una terra alla quale sono molto legata, anche politicamente” visto che “sono una parlamentare di questo collegio. Negli anni abbiamo fatto un grande lavoro con il sindaco, il presidente della Regione per garantire quello che mancava e quello che si poteva fare di più per la ricostruzione”.

“La presenza vale più delle parole…”, ha detto invece Ignazio La Russa. La seconda carica dello Stato, prima di andar via ha fatto un passaggio alla Chiesa delle anime sante, incrociando il premier Giorgia Meloni che era appena giunta per partecipare alla messa in ricordo delle vittime, si è complimentato col sindaco de L’Aquila Pierluigi Biondi per il lavoro fatto.

Il monito del Cardinale Petrocchi

“Forte dei successi che ha guadagnato nella secolare “guerra al sisma”, l’Aquila ha da subito mobilitato il “senso di appartenenza” della sua gente. Infatti, se si scorrono gli annali della storia aquilana, si resta impressionati nel constatare che nell’arco di ottocento anni si sono succeduti più di sette terremoti, di cui quattro disastrosi. Viene da chiedersi: perché gli abitanti, con straordinario coraggio, sono rimasti sul posto ed ogni volta hanno riedificato le loro abitazioni dove erano?”. La domanda è stata posta dal cardinale Giuseppe Petrocchi, nell’omelia pronunciata nella messa celebrata, nella chiesa di Santa Maria del Suffragio, in memoria delle vittime del terremoto che, 14 anni fa, il 6 aprile 2009, rase al suolo L’Aquila. “Mi viene spontanea la risposta: perché gli Aquilani sono Aquilani; cioè, gente tenace e motivata che, grazie alla radicata fede cristiana e a solidi valori umani (collaudati anche dalle asprezze dell’ambiente montano), ha maturato una robusta “resilienza”, che li ha “equipaggiati” per affrontare e vincere gli attacchi minacciosi del terremoto, senza mai indietreggiare. Sulle incursioni distruttive delle calamità hanno prevalso l’attaccamento al territorio, la fedeltà alle tradizioni e la volontà di ripartire, con la irremovibile convinzione di potercela fare”.

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