Rapinatori georgiani in azione: bottino di oltre centomila euro tra gioielli, oro e contanti
Almeno venti reati. Un bottino di oltre centomila euro tra gioielli, oro e contanti. La Squadra Mobile di Monza ha eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di due rapinatori georgiani. Uno ha 37 anni, l’altro 38. Entrambi senza fissa dimora. Sono considerati specializzati in rapine e furti in abitazione. In concorso tra loro, una connazionale denunciata in stato di libertà. Le indagini hanno avuto inizio da una rapina in una casa di Monza la sera del 9 marzo 2022. Due persone, dopo essere entrate in un appartamento, erano state messe in fuga dal proprietario che si trovava all’interno dell’abitazione. Un poliziotto li ha individuati lungo le scale del condominio. C’è stata una colluttazione in seguito alla quale i due hanno guadagnato l’uscita mantenendo il possesso dei beni sottratti.
I rapinatori georgiani e i furti nelle abitazioni
In sede di sopralluogo i poliziotti hanno recuperato un copriorecchi e un cappellino abbandonati dai rapinatori georgiani durante la fuga. Poi hanno visionato le immagini a circuito chiuso delle telecamere lungo le vie di avvicinamento e fuga. Gli approfondimenti investigativi consentivano di concentrarsi su due georgiani, di fatto senza dimora e gravitanti su Bari. Erano particolarmente attivi nella perpetrazione di furti in appartamenti e specializzati in questo tipo di reati tanto da appurare come gli stessi spesso scattavano fotografie durante i sopralluoghi nei condomini dove poi commettevano i furti. Si scambiavano le informazioni tramite le applicazioni di messaggistica istantanea.
Il profilo di Dna di uno dei sospettati
Nel contempo gli esperti del Gabinetto Regionale della Polizia Scientifica per la Lombardia hanno rilevato la concordanza tra il profilo di DNA di uno dei due sospettati con quello estratto dalle tracce biologiche repertate sul paraorecchie sequestrato sul luogo della rapina in abitazione a Monza. Hanno avuto seguito, quindi, ulteriori accertamenti che hanno consentito di evidenziare l’area predatoria territoriale corrispondente a numerose province della Lombardia e del Veneto. E gli investigatori della Squadra Mobile – dopo aver decifrato il contenuto di alcune chat scritte in lingua georgiana – hanno confrontato i luoghi individuati con i tabulati telefonici degli indagati, riuscendo così ad appurare la corrispondenza delle date degli eventi criminosi con tutte le denunce sporte dalle vittime.