“Non voglio fare la fine di Saman”: l’incubo di una 19enne indiana che rifiuta le nozze combinate

27 Apr 2023 19:07 - di Angelica Orlandi
Saman Modena

Sarà portata in una struttura protetta la 19enne di origini indiane e residente in provincia di Modena che ha denunciato i familiari per maltrattamenti e costrizione al matrimonio. E che, mercoledì notte, dopo cinque ore in commissariato per cercare una soluzione, è stata ospitata dalla preside della sua scuola (a cui era stata affidata). Secondo quanto si apprende, il personale della sezione specializzata della Questura di Bologna, guidata dal questore Isabella Fusiello, sta raggiungendo la giovane per collocarla in protezione.

Modena, 19enne indiana percossa per avere rifiutato le nozze

La 19enne abita nel Modenese e va a scuola: alla fine dell’anno scolastico è attesa in India, per sposare il ragazzo scelto per lei dalla famiglia. Ma lei ama un altro e – rifiutando le nozze combinate – subisce maltrattamenti quotidiani: “Per lei sono botte tutti i giorni, anche la nonna e gli zii la picchiano, porta i segni delle percosse e posso dire che la sua incolumità è a repentaglio. E’ in pericolo. Mi ha cercata con i mezzi che aveva, in un momento in cui ha potuto avere accesso a un telefono, perché ha paura di fare la stessa fine di Saman. Va a scuola e quando torna la chiudono in camera senza telefono”.

Il legale: “E’ un’altra Saman, ma deve andare diversamente”

A raccontare la storia della ragazza era stato il suo avvocato Barbara Iannuccelli (una dei legali del fidanzato di Saman Abbas), come riporta Il Resto del Carlino. “È un’altra Saman, ma stavolta deve andare diversamente. Salviamo questa ragazza – aveva dichiarato il legale -. È un caso uguale in tutto e per tutto: una ragazza che sogna l’amore vero, la famiglia che la rinchiude in casa e la obbliga a un matrimonio forzato; percosse quotidiane e la mancanza di alternative. Facciamo in modo che la storia abbia un altro epilogo. Salviamo questa ragazza”. L’appello accorato prosegue:

La ragazza si era confidata con gli insegnanti

Un’altra Saman che si cerca di salvare, ma la burocrazia non riesce a farsene carico”, si era sfogato l’avvocato parlando con l’Ansa. Il parallelo con la tragica vicenda della 18enne pachistana, morta a Novellara di Reggio Emilia due anni fa, è aggliacciante. La 19 indiana aveva chiesto aiuto, denunciando la sua condizione familiare: “Ho ricevuto una richiesta da parte della ragazza. Era andata a scuola, ma una volta arrivata a casa i familiari le hanno sequestrato il cellulare. È riuscita a comunicare con me grazie ai social – ha raccontato il legale della ragazza al Tgcom- ; mi ha chiesto di vederci. Padre, madre, zio e nonna la picchiano, la tengono segregata. Le hanno preso i documenti perché rifiuta un matrimonio forzato, si è innamorata di un altro ragazzo”, aveva raccontato il legale.

Tenuta a digiuno, percossa, privata del cellulare

Iannuccelli l’aveva accompagnata in un commissariato del Bolognese, ma – aveva detto – “non c’era nessuna possibilità di collocamento in protezione; se non metterla da sola in un bed and breakfast e, se volevo, avrei potuto dormire io con lei”. E’ maturata così la decisione di affidarla alla preside: “L’unica persona disposta a ospitarla dopo cinque ore passate in commissariato. Una privata cittadina che si prende cura di lei, mettendo a repentaglio la sua incolumità perché la famiglia la sta cercando”. La preside – si apprende- aveva dato la disponibilità ad accoglierla dopo essersi confrontata con i propri familiari. Il racconto della 19enne indiana è terribile.

“Tenuta a digiuno e picchiata”.  Ai suoi insegnanti la 19enne ha raccontato di essere stata isolata, tenuta a digiuno due giorni dai familiari. Che le avrebbero dato da bere del latte dal sapore cattivo che l’ha fatta addormentare e poi risvegliare con un gran mal di testa. Il 13 aprile la scuola ha segnalato i fatti alla Polizia. Il padre aveva scoperto che si era innamorata di un giovane connazionale e l’avrebbe picchiata: si sarebbe seduto davanti a lei dandole dei calci e avrebbe minacciato di tagliarle la gola. La prima segnalazione alla polizia è  stata fatta dalla scuola, mentre successivamente la ragazza è stata sentita e ha formalizzato la sua denuncia. La scuola ha attivato anche volontari di un centro antiviolenza, a cui la ragazza ha ribadito i racconti.

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