Il racconto di Corrado Zunino, il giornalista ferito in Ucrania: “Attaccati vicino a un ponte, Bogdan è morto”
“Sto bene, ho quattro ferite, tre sono dovute a una caduta mentre scappavo. Una, quella alla spalla, è dovuta al proiettile. Avevo il giubbotto antiproiettile, lo stesso proiettile che ha colpito me probabilmente ha centrato in petto il mio grande amico Bogdan Bitik“. A parlare è Corrado Zunino, l’inviato di Repubblica ferito in Ucraina, nei pressi di Kherson. Il reporter è stato raggiunto telefonicamente dall’Adnkronos, mentre era in viaggio in ambulanza verso Odessa, dopo essere stato inizialmente curato all’ospedale di Kherson.
Il “dolore infinito” di Corrado Zunino per la perdita dell’amico Bogdan Bitik
L’agenzia di stampa lo ha descritto come “perfettamente lucido, ma comprensibilmente provato”. Non c’è solo il fatto che è stato ferito, c’è soprattutto la perdita di Bogdan Bitik, l’amico e collaboratore locale che era in macchina con lui quando sono stati attaccati. Zunino aveva già parlato di questo “dolore infinito” in un tweet postato poco dopo essere stato colpito. Ora lo ha ribadito, ricostruendo una dinamica che lascia davvero poco alla speranza, ma di fronte alla comunque resta comunque difficile dare un tono definitivo alle parole: “Presumo sia morto”, ha detto.
Il giornalista ferito racconta come sono stati attaccati
“La situazione della città di Kherson era relativamente tranquilla, ho sentito due o tre colpi lontano, dall’altra parte del fiume Dnipr, la parte in mano ai russi. Quindi siamo andati in macchina verso il ponte”, ha raccontato il giornalista, spiegando che il ponte in realtà “non si può attraversare perché è stato abbattuto in due punti, ma tra il 20 e il 22 aprile alcune forze ucraine erano riuscite ad andare nell’immediata zona successiva a quella in mano ai russi. Ecco, noi eravamo all’inizio del ponte dalla parte ucraina”.
“Io ero di spalle, Bogdan col petto verso la parte russa. Ho sentito un sibilo, poi è caduto a terra”
A quel punto, Corrado Zunino e il collega Bogdan Bitik hanno lasciato la macchina e si sono avviati a piedi. “Siamo scesi, i militari ucraini ci hanno urlato ‘go away! (andate via!, ndr). Ce ne siamo andati via subito, ho sentito che tra loro dicevano ‘press!’ (stampa, ndr). Mentre io ero di spalle, Bogdan era invece ancora col petto verso la parte russa. In quel momento ho sentito un sibilo, una sensazione che posso definire di bruciore sulla spalla e ho visto Bogdan stramazzare a terra”. Il giornalista a quel punto ha applicato le regole di guerra che conosce bene. “Io, come ti insegnano nei corsi che facciamo, sono andato via dalla zona di tiro, mi sono girato una volta e lui era fermo sul ponte. Mi hanno detto mezz’ora fa che era ancora sul ponte, e che non vanno a recuperarlo perché è zona di tiro. Quindi presumo sia morto”, ha detto ancora Zunino terminando la frase con fatica.
Le cure a Kherson, il trasferimento a Odessa e i rischi del viaggio in elicottero
“Come mi sento? Sono devastato dalla morte di Bogdan. Abbiamo fatto insieme tutte e cinque le missioni. Abbiamo chiesto l’autorizzazione due volte per venire qui. Avevamo l’autorizzazione generale, quella locale, siamo passati da tre check point, non ci hanno fermato, non ci hanno detto ‘non potete andare'”. Fisicamente le cose vanno meglio: “Mi hanno curato a Kherson perfettamente. Mi stanno portando su un’ambulanza verso la clinica di Odessa. Ho spiegato che sto bene, ma è arrivato un ordine dall’ufficio presidenziale, qui sono militari e io accetto dove mi portano. Credo dovrò prendere anche un elicottero che preferirei non prendere perché è sempre un target anche quello, ma – ha concluso – lo prenderò”.
Kuleba: “Ho contattato le nostre forze militari, faranno tutto quello che possono per aiutarlo”
La notizia del ferimento di Zunino è arrivata in Italia nel corso del bilaterale di Roma sulla ricostruzione dell’Ucraina, al quale hanno preso parte in videocollegamento il presidente Volodymyr Zelensky e in presenza, tra gli altri, il primo ministro Denys Shmyhal e il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba. A lui si è rivolto immediatamente il nostro ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ricevendo rassicurazioni sulla “piena collaborazione” per soccorrere il giornalista. Da qui, dunque, quell'”ordine dall’ufficio presidenziale” di cui ha parlato Zunino. “Nel momento in cui ho appreso la notizia di questo evento infausto, ho contattato le nostre forze militari che mi hanno dato i dettagli del caso. Sono entrati in contatto con il giornalista e faranno tutto quello che possono per aiutarlo”, ha spiegato Kuleba a Sky Tg24.