Il femminismo di destra si basa sul talento: un libro sulle donne che guardano a Giorgia Meloni

14 Apr 2023 16:40 - di Vittoria Belmonte

Si intitola “Essere donne in un mondo di femministe” il libro di Cristina Di Giorgi (Idrovolante edizioni) dedicato alla “parità di genere secondo la destra”. Il libro riprende il filo di un racconto cominciato con “Camicette nere” (Mursia) di Annalisa Terranova nel 2007 e proseguito con “La donna s’è destra” di Francesco Del Vigo e Domenico Ferrara (Giubilei Regnani) un anno fa. La tesi di fondo dei due studi era di andare a vedere dietro i pregiudizi sulla destra maschilista in che modo le donne di quel mondo interpretavano e rivendicavano il loro protagonismo politico.

Cristina Di Giorgi nel suo libro, che in copertina reca un volto femminile coi colori della bandiera italiana, recupera tematiche ancora più attuali: l’azione del neofemminismo sul lessico, il politicamente corretto e la lotta al pensiero gender ma soprattutto dà voce alle elette di Fratelli d’Italia che a modo loro spiegano come sia stato possibile, in Italia, l’avvento al timone di Palazzo Chigi della prima donna premier di destra.

In particolare Di Giorgi si rivolge alla cosiddetta Generazione Atreju: parliamo di donne giovani, determinate, che provengono dall’esperienza militante come Augusta Montaruli, Carolina Varchi, Chiara Colosimo. A queste si aggiungono politiche di esperienza, che provengono dall’impegno a destra in anni difficili, come Paola Frassinetti, Roberta Angelilli e Isabella Rauti. Ma da tutte proviene la stessa risposta: se Giorgia Meloni ha potuto fare la scalata che ha fatto ciò è dovuto al talento, al merito, alla personalità, valori antitetici ai ragionamenti basati sulle “quote”.

La stessa Meloni in proposito è stata sempre chiara nel dare risposte a chi le chiedeva conto della sua ascesa politica, poiché Meloni non è stata solo la prima donna premier ma anche la prima leader di partito donna in Italia: “Nessuno mi ha regalato nulla: ogni cosa che ho fatto è frutto di tanto lavoro, studio e sacrificio perché a destra sono il merito e l’impegno che fanno la differenza. Ricopro il mio incarico grazie a tutto questo e ho la fiducia degli uomini e delle donne di FdI per le mie capacità e non per il mio sesso“.

Un capitolo del libro di Cristina Di Giorgi riguarda anche le reazioni della sinistra al successo di un’esponente della destra identitaria. Tra i giudizi più tranchant che sono giunti dal mondo di sinistra spetta un posto privilegiato alle frecciatine di Michela Murgia, per la quale Meloni non rappresenta un modello per le donne in quanto le femministe la combatteranno sempre e non avranno mai simpatia per lei. Motivo: Meloni non combatte il sistema patriarcale.

Ora, a parte il fatto che, anche giuridicamente, il patriarcato è morto e sepolto con l’avvento della legge sul doppio cognome, dalle elucubrazioni della Murgia emerge proprio uno dei difetti principali del femminismo, cioè il suo essere elitario, la sua pretesa di parlare a nome di tutte le donne e di interpretare le loro speranze. Nulla di più sbagliato, invece, di cercare di racchiudere la ricchezza del mondo femminile in slogan e etichette ideologiche. Le donne non si fanno ingabbiare e non si fanno gabbare. Anche su questo si fonda il successo di una leader come Giorgia Meloni.

 

 

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