Hitchcock moriva 43 anni fa. Il segreto del suo genio resta ancora un mistero inafferrabile…
Hitchcock moriva 43 anni fa, oggi. Eppure – oltre ai suoi capolavori – il re del thriller ci ha lasciato in eredità un ultimo segreto inafferrabile: quello della sua genialità… È il 29 aprile del 1980 quando Alfred Hitchcock dà il suo definitivo addio alla scene della vita dalla villa di Bel Air, a Los Angeles. Negli States, dove l’ormai 80enne sir della settima arte, naturalizzato americano, ha vissuto metà della sua vita artistica, investendo a Hollywood maestria tecnica e genialità autoriale. All’apparenza distaccato. Molto spesso ironico. Scrupoloso osservatore dell’animo umano e delle dinamiche relazionali, sir Alfred è – per il mondo intero – il maestro della suspense e il re del brivido. E non è un caso se, ancora oggi, una delle sue frasi emblematiche più celebri resta: «Anche se girassi un film su Cenerentola, il pubblico cercherebbe qualche cadavere nella carrozza».
Alfred Hitchcock moriva 43 anni fa
In effetti, è ancora così… Malgrado siano passati 43 anni dalla sua scomparsa, che ricorre proprio oggi. Nonostante la sua filmografia sia stata passata al setaccio con la precisione dell’entomologo dalla critica di tutto il mondo. E con tutto che i suoi film rappresentano l’oggetto indiscusso di un culto celebrato continuativamente dagli addetti ai lavori nelle liturgie festivaliere e cinefile, come da una sconfinata platea di semplici appassionati e cultori della sua arte registica. Senza tralasciare le incursioni cinematografiche, e non solo, in cui si sono avventurati colleghi e documentaristi alle prese tra biopic e analisi filmiche. Addetti ai lavori che, tra rigore critico e licenze romanzesche, si sono cimentati con il tentativo di un ritratto quanto più possibile inedito del cineasta, indiscusso protagonista della scena dal muto agli anni Settanta.
Ma il suo mito è intramontabile
Un mito, quello di Hitchcock, che nonostante ricerca, destrutturazioni ed esiti diversi, ha sicuramente arricchito l’antologia epica dedicata al regista inglese naturalizzato hollywoodiano di aneddoti familiari e indiscrezioni inedite. Ma, un mito, a cui manca ancora la rivelazione del segreto recondito che ha fatto di lui la leggenda intramontabile che ancora oggi celebriamo. Un uomo e un artista inafferrabile, dunque, quello che le cronache del tempo; le varie rivisitazioni cinematografiche e, soprattutto, un libro di Éric Rohmer e Claude Chabrol, Hitchcock. E il successivo firmato da François Truffaut con l’intervista concessa da sir Alfred in cinquanta ore di colloqui, descrivono come speculare all’iconografia della silohuette di profilo: in controluce. Scura come un’ombra… Sì, perché l’immagine di Hitchcock resta a tutt’oggi una interpretazione sfaccettata. Un ritratto in chiaroscuro.
Hitchcock, un genio inafferrabile di cui ancora sfugge il segreto della genialità
Una foto dell’uomo e del regista, quella che ricorre negli anni, notoriamente appassionato di thriller e spy story. Stregato dall’impeccabilità professionale di uno dei suoi attori feticcio, James Stewart, del quale ebbe a dire: «È il perfetto uomo qualunque messo in situazioni bizzarre». Un regista ineludibilmente sedotto artisticamente dal fascino biondo delle protagoniste dei suoi capolavori: dalla Tippy Hedren de Gli uccelli e Marnie, alla Grace Kelly di Delitto perfetto e La finestra sul cortile. Per non parlare del fascino ambiguo di Kim Novak, esaltato alla massima potenza ne La donna che visse due volte. Ma fino alla fine, un uomo e un professionista, Alfred Hitchcock, devoto sul set come tra le mura domestiche dell’amabile Alma Reville: moglie consacrata e madre di Pat (l’unica loro figlia). Musa ispiratrice e affidabilissimo supervisore artistico del geniale marito, scomparso decenni fa, ma presente come non mai.