Altri guai per la veggente di Trevignano, denunciato il marito: «Vendeva miracoli per 30.000 euro»
Per la sedicente veggente di Trevignano, più che gnocchi e pizze — «riempio i piatti ma la pentola resta piena», raccontava nei giorni scorsi sospirante Gisella Cardia a proposito di uno degli ultimi prodigi annunciati — per la mistica del paesino laziale continuano ad aumentar i guai e le denunce. Stavolta, però, la mannaia di nuove indagini e denunce investe direttamente il marito della donna, Gianni Cardia, coinvolto da un’inchiesta dall’investigatore privato Maurizio Cacciotti. Il quale – racconta il Corriere della Sera – ha presentato una denuncia nei suoi confronti presso i carabinieri della stazione di Colleferro. Nello specifico, secondo il denunciante, il coniuge della veggente avrebbe raccolto 30mila euro da una persona «attraverso promesse di fatti non avvenuti, sempre attinenti alla detta attività miracolistica».
Veggente di Trevignano, denunciato il marito Gianni Cardia
Insomma, secondo l’investigatore, l’uomo avrebbe garantito miracoli al costo di 30.000 euro. In altre parole, secondo l’investigatore che ha presentato la denuncia, il marito della veggente avrebbe venduto dei miracoli. I proventi, però, sarebbero poi svaniti nel nulla, dietro la promessa di progetti e realizzazioni non ben definiti. Non solo. In base alle prime informazioni disponibili, di cui si è dibattuto oggi anche nel corso della puntata di Mattino 5 – e riferite da Il Giornale – «ci sarebbero alcuni documenti bancari e finanziari che proverebbero le accuse».
“Miracoli a 30.000 euro”: la denuncia dell’investigatore privato
Così, i pubblici ministeri al lavoro sul controverso caso – e che intanto hanno scartato la strade del reato di abuso della credulità popolare, in quanto depenalizzata e pertanto non percorribile – starebbero valutando direttamente l’ipotesi di una truffa. Ossia, la pista del raggiro perseguito e messo in atto dai coniugi per spillare denaro alla gente attraverso l’inganno. Dunque, al vaglio della Procura di Civitavecchia, che ha formalmente avviato un’inchiesta, una serie di elementi e di riscontri mirati a chiarire ed eventualmente accreditare il sospetto che i coniugi Cardia possano aver raggirato i devoti.
La replica della veggente di Trevignano: nessuno ha lucrato
La presunta veggente di Trevignano, nel frattempo, continua a respingere al mittente accuse e sospetti. E ai microfoni di Canale 5 ha invocato in sua difesa una serie di testimoni, rivendicando contestualmente l’esempio di persone pronte ad aiutarla economicamente. Gente – fedeli e sostenitori indefessi – a cui la donna insiste a sostenere di aver sempre detto: «Se vuole fare qualcosa per me, faccia una preghiera». Una replica a cui è seguita l’autodifesa perentoria: nessuno ha lucrato. «Io vivo con il lavoro di mio marito. Non abbiamo case, non abbiamo ristoranti, non abbiamo nulla. Noi abbiamo solo la fede. In questo momento mi sento una martire. Non ci siamo arricchiti perché non abbiamo mai chiesto un euro». Ai posteri, e agli inquirenti, l’ardua sentenza…