A Torino la sinistra impone agli italiani di dare del “lei” a tutti i migranti. “Altrimenti siete razzisti”
Dalle pagine dell’ultimo numero del “Venerdì” di Repubblica emerge l’ultima “pippa mentale” della sinistra sul fronte dell’immigrazione. Nel “Piano locale per la prevenzione e il contrasto del razzismo e dei crimini d’odio”, che a sua volta si inserisce nel progetto Super (Sostenere la lotta quotidiana contro il razzismo), che dal 2020 unisce Torino a Bologna e Reggio Emilia, c’è un comma che impone di “dare del lei” a tutti i migranti” se si dà del lei ai propri connazionali.
A Torino la sinistra impone il “lei” per tutti i migranti
Accade nel Comune di Torino, fresco di decalogo anti-razzista per i suoi dipendenti. Per intenderci, se un comunale italiano dà del tu a un amico immigrato allo sportello, magari perché la sera prima hanno bevuto una birra insieme, mentre dà del “lei” al vicino di casa di pelle bianca con il quale si scambia a stento il saluto sul pianerottolo, quello – secondo l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Torino – è da considerarsi una forma di razzismo. Non lo diciamo noi, lo scrive “Repubblica“, testualmente: “Il documento approvato dalla giunta prevede un rafforzamento dei rapporti con le associazioni che lavorano con i migranti e sarà declinato nei prossimi mesi in base alle risorse. Intanto, però, fa già discutere. Da una parte c’è la formazione dei dipendenti comunali: “Se si dà del lei a un connazionale, si dovrà dare del lei anche a una persona che arriva dall’Africa”, ha chiarito l’assessore ai Diritti Jacopo Rosatelli.
La cancellazione dei nomi che evocano il fascismo…
Poi, nel “Piano localer per la prevenzione e il contrasto del razzismo” della giunta Lo Russo, abbondano le cancellazioni nella toponomastica, con i nomi “colonialisti” di vie e spazi pubblici da sostituire, ma a questo c’eravamo più o meno abitutati, anche se l’opposizione di centrodestra ha protestato: «Il passato non può essere cancellato con un colpo di spugna». Jacopo Rosatelli di Sinistra ecologista, insegnante e firma del Manifesto, non intende recedere dalle sue battaglie sul “lei” e sui nomi sgraditi alla sinistra. E annuncia grandi lotte anche sul fronte dei diritti per gli Lgbt.