25 aprile, chi non ha capito nulla è proprio Montanari. È la sinistra che lo ha voluto divisivo
Dice, tra gli altri, Tomaso Montanari: “Il 25 aprile è una data divisiva solo per i fascisti. Purtroppo c’è ancora qualcuno in questo paese che rimane affezionato a quelle idee di morte e distruzione”. In realtà, in questi giorni di aspro dibattito diverse voci hanno segnalato che non è così. E che, anzi, non da oggi, ma quasi da subito il 25 aprile si è connotato come data divisiva, con un ruolo da protagonista della sinistra. Queste voci, di diversa formazione e provenienza, hanno cercato di ricostruire da un punto di vista storico cos’è stato il 25 aprile nei decenni e quali sono state le implicazioni e le strumentalizzazioni politiche che ne hanno fatto la festa delle controversie più che di qualsiasi altra cosa.
Belardelli ricorda gli scontri tra Dc e comunisti ai primordi del 25 aprile
In un lungo articolo sul Foglio, lo storico ed editorialista Giovanni Belardelli ha ricordato che già dal 1948 il 25 aprile è al centro di quella “guerra della memoria”, che poi con alterna virulenza è proseguita nei decenni. “A scontrarsi, diversamente da ciò che si potrebbe pensare oggi, non erano i partiti dell’arco costituzionale da una parte e dall’altra gli ex fascisti. Protagoniste di una contrapposizione assai aspra erano proprio le forze che si richiamavano all’antifascismo: da una parte la Dc e i suoi alleati centristi, dall’altra le sinistre”, scrive Belardelli, spiegando che l’elemento scatenante fu rappresentato dall’estromissione delle sinistre dal governo e poi dalla loro sconfitta alle elezioni politiche del 18 aprile 1948″. Poi, ha chiarito, “con gli anni Sessanta, anche con il passaggio dal centrismo al centrosinistra, si affermò una ufficializzazione della Resistenza”.
Lanna: “Negli anni ’60 assunse una chiara valenza strumentale e faziosa”
Alle contingenze storiche che, sempre, hanno condizionato il 25 aprile ha dedicato una lunga riflessione il direttore della rivista Il pensiero storico Luciano Lanna. Ripercorrendo date, eventi, situazione sociale e politica del Paese, anche Lanna ha ricostruito come, se nei primi anni il 25 aprile si connotava come celebrazione della fine della guerra e della fase drammatica che si consumò tra il ’43 e il ’45, successivamente si caricò di altre valenze, finché negli anni ’60 ne assunse una chiaramente “strumentale e faziosa”, assumendo “un significato diverso, non più nazionale ma via via più di parte e divisivo”.
Scianca: “Da 20-30 anni il 25 aprile serve a mobilitare una sinistra divisissima su tutto”
Si è concentrato, invece, su anni più recenti, il direttore del Primato Nazionale e autore di diversi saggi, Adriano Scianca. Intervistato dall’Adnkronos ha ricordato che “negli ultimi 20-30 abbiamo visto che l’importanza del 25 aprile varia a seconda del governo in carica”, ricordando “ai tempi del primo governo Berlusconi, le manifestazioni oceaniche dopo tanti anni in cui il 25 aprile non scaldava più gli animi. Poi, nel corso di tutti gli anni che si sono succeduti, con la destra spesso al governo, il 25 aprile è stato più o meno caldo a seconda di quanto fossero caldi gli animi in quel momento nei confronti del governo populista o presuntamente fascista di turno”. Per Scianca, dunque, la polemica politica intorno alla Festa della Liberazione “è strumentale e serve per mobilitare la sinistra, che di fatto è divisissima su tutto: cosa c’è di meglio dell’antifascismo per ritrovarsi, consolidarsi o rafforzarsi?”.
Maiolo a Elly Schlein: “Non vi rendete conto della vostra debolezza politica?”
“Apro i giornali e mi sembra di esser tornata bambina. Anzi, neanche, perché non si parla della ricostruzione dell’Italia dopo la guerra. No, cj si masturba su fascismo e antifascismo. E non siamo nel 2023. Siamo entrati in un documentario in bianco e nero di cento anni fa”, ha scritto su Twitter la giornalista Tiziana Maiolo, dopo aver invocato di smetterla con “l’antifascismo militante!”, chiedendo a “Elly Schlein e compagnucci vari: non vi rendere conto della vostra debolezza politica? Fate opposizione con le vignette e la retorica del 25 aprile”.
Il suggerimento di Pierluigi Battista: “Magari dal 26 aprile cercate di leggere qualche libro”
Il collega Pierluigi Battista è intervenuto invece sulle polemiche intorno alla scelta di Ignazio La Russa di andare a Praga: “Comunque il 26 aprile, dopo, cercate di leggere qualche libro (mette l’ansia, lo so) per sapere chi e cosa era Jan Palach. Potete anche guglare, se costa troppa fatica”.