Un mare di soldi sprecati dietro i naufragi dei migranti: le colpe vengono da lontano e il peggio deve arrivare…

8 Mar 2023 17:23 - di Lorenzo Peluso

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Un mare di disperati ed un mare di soldi. Uomini senza Patria, alla ricerca di una terra, di un luogo dove poter vivere, da esseri umani. Dovremmo ricordarlo sempre, quando ci capta di sentir parlare di migranti e di rifugiati. Bambini, donne e uomini che scappano da “terre amare” senza sapere che spesso vanno solo in contro a morte certa. Lo scorso anno gli arrivi via mare sulle nostre coste, sono stati 105.140 (dati del Ministero dell’Interno). I dati indicano in 1.417 le persone morte e disperse nel Mediterraneo centrale (dati Oim); in realtà sono molti di più. Pagano 8mila euro per un viaggio verso morte certa, perché l’alternativa non c’è. Lo dicono i numeri. Il sistema d’asilo italiano, lo scorso anno, ha registrato 52.625 domande esaminate. Il risultato è stato per il 53% dinieghi (27.385), per il 12% il riconoscimento dello status di rifugiato (6.161). Ci sono stati poi nel 13% dei casi il riconoscimento di beneficiario di protezione sussidiaria (6.770), e per il 21% beneficiari di protezione speciale (10.865). Un calo del 9% del tasso di protezione internazionale rispetto al 2021 e un +4% dei dinieghi. Nell’ultimo anno certo il conflitto in Ucraina, con i suoi 8 milioni di profughi, non ha aiutato a trovare soluzioni per i disperati che arrivano dal continente africano o dall’Asia. Dalla sola Ucraina infatti a rifugiarsi in Italia sono state 173.589 persone, alla maggiore precarietà socio-economica che sta colpendo i rifugiati.

E’ giusto anche sottolineare che le condizioni generali del nostro Paese, in seguito alle conseguenza della pandemia e la crisi economica e sociale ha contribuito a non facilitare le condizioni per l’asilo in Italia, ma anche in Europa. Tuttavia, deve essere chiaro a tutti che coloro che arrivano sulle nostre coste non desiderano rimanere in Italia, lo dicono i numeri. Il Rapporto del Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR) per il 2022 indica infatti che in Italia sono state presentate 77.195 richieste di protezione internazionale, un numero molto inferiore rispetto a Paesi come la Germania (217.735 domande di asilo presentate), la Francia (137.505), la Spagna (116.140). Dunque l’Italia è Paese d’approdo e di transito.

Nulla di nuovo, sia chiaro, tutto già ampiamente risaputo. Tuttavia, nonostante siano trascorsi anni dall’emergenza migrazioni nel Mediterraneo, nonostante sia chiaro che questi disperati continueranno ad arrivare, non riusciamo ad accoglierli in modo dignitoso. Non riusciamo a salvargli la vita lungo le nostre coste. Eppure investiamo risorse straordinarie, economicamente parlando, per garantire tutto ciò che non facciamo. Il Regolamento (UE) 2021/1147 ha infatti istituito il Fondo Asilo, migrazione e integrazione; uno strumento della Ue che mira a “contribuire a una gestione efficace dei flussi migratori e ad attuare, rafforzare e sviluppare le politiche dell’Unione in materia di asilo e immigrazione. La somma stanziata ammonta a 9.882 milioni di euro per il periodo dal 1 gennaio 2021 al 31 dicembre 2027, cioè per la durata del quadro finanziario pluriennale. Di questi, 6.270 milioni sono stanziati per i programmi degli Stati membri e 3.612 milioni sono destinati allo “strumento tematico” che comprende diverse componenti tra le quali “azioni specifiche; azioni di gestione diretta a livello europeo; assistenza emergenziale, reinsediamento e ricollocazione; la rete europea sulle migrazioni”.

Occorre chiedersi dove vanno a finire queste risorse, viste le condizioni di degrado delle strutture d’accoglienza, basti pensare a Lampedusa. Questi numeri dicono anche che è inutile accanirsi nei confronti dell’attuale Governo in Italia sul tema accoglienza; in effetti se responsabilità ha non sono maggiori di quelle addebitabili ai governi precedenti. Ogni Stato membro, così come per l’Italia, riceve dal Fondo un importo fisso pari a 8 milioni di euro, a eccezione di Cipro, di Malta e della Grecia, che ricevono ciascuno 28 milioni. Vien da chiedersi cosa stia facendo Cipro e Malta per il flusso migratorio. Ma nessuno lo chiede. Le rimanenti risorse sono suddivise con il 35 % per l’asilo; il 30 % per la migrazione legale e l’integrazione; il 35 % per la lotta alla migrazione irregolare, compresi i rimpatri. Le risorse vengono spese, ma non si vedono risultati. Ma il peggio deve ancora venire. Il flusso biblico di migranti nei prossimi mesi potrebbe registrare un ulteriore incremento. Un esempio su tutti è ciò che accade nel silenzio del mondo in Somalia dove al momento ci sono almeno 3,8 milioni di persone costrette a fuggire dalla siccità e dalla guerra. Donne, bambini e uomini giovani soprattutto che scappano verso l’Europa e presto arriveranno. di Lorenzo Peluso

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