Israele, Netanyahu cede e annuncia lo stop alla contestata riforma della giustizia
Travolto dalle polemiche, con il Paese nel caos, con scioperi e manifestazioni che si susseguono, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha annunciato lo stop all’iter parlamentare della contestata riforma della giustizia.
In un discorso al Paese, il premier ha spiegato che sarà rinviata la seconda e la terza lettura della legge alla Knesset, mentre nel Paese dilagano le proteste.
”Ho deciso di sospendere l’avanzamento della legge in questa sessione della Knesset per dare tempo ai negoziati e all’accordo”, ha dichiarato Netanyahu.
“Sto offrendo una vera opportunità per un vero dialogo, per raggiungere un accordo ampio”, ha aggiunto il premier. Che ha comunque ribadito l’intenzione di riprendere la riforma durante la sessione estiva della Knesset.
“Non rinunceremo a ciò per cui siamo stati eletti”, ha chiosato Netanyahu.
“Non sono pronto a spaccare a metà la Nazione”, ha aggiunto il primo ministro israeliano, riferendosi alle tensioni per la riforma della giustizia che stanno scuotendo Israele fin dalle fondamenta.
“Ora sto dicendo che non possiamo avere una guerra civile. Siamo sulla strada verso scontri pericolosi nella società israeliana, verso una crisi”, ha sottolineato il premier in diretta tv nel corso di un seguitissimo discorso.
I principali sindacati israeliani hanno annullato, a questo punto, lo sciopero generale previsto per domani e che avrebbe paralizzato il Paese.
Nel pomeriggio più di 70mila manifestanti si erano radunati davanti alla Knesset, il Parlamento israeliano, per protestare contro la riforma della giustizia voluta dal governo Netanyahu. E in molti hanno chiesto le sue dimissioni, come riporta il sito di Ynet.
La situazione, insomma, stava diventando esplosiva, tanto che erano intervenuti anche gli Stati Uniti, la Ue e la Gran Bretagna a suggerire aperture e cautela.
“Siamo stati molto chiari con i leader israeliani in privato, oltre che pubblicamente, riguardo alle nostre preoccupazioni per gli sviluppi nelle ultime 48 ore – aveva detto in conferenza stampa il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby, commentando le tensioni nello Stato ebraico per la riforma sulla giustizia. – Ancora una volta esortiamo fortemente i leader israeliani a scendere a compromessi”.
E la Commissione Europea aveva fatto sapere di di seguire “con molta attenzione gli eventi in Israele. Abbiamo tuttora fiducia nella capacità delle istituzioni democratiche israeliane di trattare questa questione. Seguiamo il dibattito, che è condotto in modo molto vivace da tutti gli interessati nella società israeliana, ma non sta a noi commentare su questioni interne” allo Stato di Israele.
La protesta contro la riforma della Giustizia voluta da Netanyahu aveva portato a situazioni surreali con le ambasciate israeliane in tutto il mondo, compresa quella in Italia, chiuse per partecipare allo sciopero generale.
Lo sciopero convocato dalla principale organizzazione sindacale israeliana, Histradut, ha fermato i voli in partenza dall’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv e bloccato diversi altri settori.
“Ho ordinato lo stop immediato di tutte le partenze dall”aeroporto Ben Gurion”, aveva dichiarato il leader sindacale Pinchas Idan.