Minoli stronca stampa e talk show: “Parole usate come proiettili contro il governo”

8 Mar 2023 11:38 - di Federica Argento
Minoli stampa

C’è una stampa troppo faziosa contro il governo Meloni. Ne abbiamo prova quotidianamente. Ma sentirlo da Giovanni Minoli, decano del giornalismo politico in Rai, è una notizia che deve indurre a più di una riflessione. «Molti attacchi sono stati strumentali- ammette-;  e poi, nell’impossibilità di contestare il premier, che presta poco il fianco, se la prendono con i suoi ministri». Il padre di Mixer e storica colonna del servizio pubblico ha annientato con poche battute quanto ogni lettore sta constatando da ottobre ad oggi. Ossia da quando è in carica il governo di centrodestra.

Minoli: “La stampa? La credibilità se ne va a quel paese”

L’eccesso di aggressività non rischia di fare perdere credibilità?, chiede Pietro Senaldi su Libero. La risposta non può che essere affermativa: «La stampa in crisi si radicalizza in cerca di un’identità forte. L’importante è avere una fazione, magari minoritaria, ma fidelizzata- afferma Minoli- . I giornali, tutti, stanno cambiando natura, non servono più per saperne di più o come teatro del confronto di idee; ma solo per confortare i lettori nelle loro idee e rafforzarle. Certo, la credibilità se ne va a quel Paese».

Minoli, siluro sui talk show: “Parole trasformate in proiettili contro l’avversario”

Brutto clima, insomma, con la politica assediata da attacchi molto spesso costruiti, smentiti il giorno dopo dai fatti. Perché accade? «Perché i media hanno vinto sulla politica, la televisione ne ha condizionato le regole».  E veniamo ai talkshow, sui quali Minoli aveva lanciato non pochi “siluri” , mettendo alla berlina cnduttrici faziosissime come la Gruber. Fanno vera informazione? La sua risposta è icastica: «In genere non mi piacciono. Hanno trasformato l’uso delle parole, che sono diventate da strumento di comprensione a proiettili da sparare contro l’avversario. Ma i proiettili uccidono, non informano. E poi hanno creato una compagnia di giro che tende a sostituire la politica. Alcuni giornalisti ormai si credono più importanti dei ministri. Con la differenza che non possono decidere niente».

E’ tempo di nomine. Il premier ha deciso di attendere la scadenza del mandato dell’Ad Fuortes il prossimo anno. Minoli apprezza l’equilibrio del presidente del Consiglio. «E qui si svelerà il piano industriale e culturale della Meloni. A me, per esempio, piace molto il riferimento a Mattei, grande imprenditore ma anche grande uomo politico. Appartenente a un’aria impegnata che aveva una precisa idea del ruolo dell’Italia nel mondo». E sulle nomine che verranno si dice fiducioso: “Da quello che ho capito penso che la Meloni intenda procedere con l’unico criterio della qualità. Non ho la sensazione che ci sarà un mercato delle vacche».

 

 

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