Lgbt, fuga in avanti di 7 sindaci: “Trascriviamo le due mamme”. Il Partito gay: “Discriminano i papà”

29 Mar 2023 15:51 - di Viola Longo
lgbt

La fuga in avanti dei sindaci di sette grandi città a guida centrosinistra sulla trascrizione dei bambini delle coppie Lgbt provoca l’ennesimo cortocircuito sulla materia e tra chi pretende di intestarsi battaglie per i diritti che travalicano i confini di quanto consentito dalla legge. I sette primi cittadini, infatti, con una nota congiunta che mette a sistema iniziative già annunciate in ordine sparso, hanno fatto sapere che trascriveranno i certificati di nascita redatti all’estero con due mamme, quindi “non riconducibili a una gestazione per altri, chiaramente esclusa dalla legge”. L’iniziativa, però, ha provocato l’indignazione del Partito gay, che aveva lanciato l’appello alla disobbedienza dei sindaci e che ora li accusa di “discriminare i papà gay”.

L’azione congiunta dei sette sindaci di sinistra sulle coppie Lgbt

I sindaci che hanno deciso di “agire collettivamente” per trascrivere i certificati con due mamme sono quelli di Roma, Roberto Gualtieri;  Milano, Beppe Sala; Napoli, Gaetano Manfredi; Torino, Stefano Lorusso; Bologna, Matteo Lepore; Firenze, Dario Nardella; Bari, Antonio Decaro. Dicendosi pronti a discutere della questione con il Parlamento e il governo e chiedendo di incontrare il premier Giorgia Meloni e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, i setti primi cittadini hanno affermato che “l’esperienza quotidiana delle amministrazioni locali dimostra che esistono domande di tutela alle quali non si riesce a dare adeguata risposta” che per le famiglie Lgbt esistono “disparità di trattamento nel quadro dell’Unione europea”.

La pretesa di dettare agenda e temi a Parlamento e governo

“Per questo consideriamo fondamentale contrastare ogni discriminazione e garantire pienamente i diritti dei figli delle coppie omogenitoriali, e sentiamo forte la necessità di azioni comuni che vogliamo condividere con i sindaci di ogni orientamento politico”, hanno proseguito, sostenendo che “i principi costituzionali di uguaglianza e di tutela della dignità della persona devono guidare il Legislatore verso alcuni passi non più rinviabili quali: il riconoscimento anagrafico dei figli e delle figlie delle coppie omogenitoriali; il matrimonio egualitario con il conseguente accesso alle adozioni così come previsto per le coppie eterosessuali”. Oltre alle azioni amministrative, i sindaci hanno anche annunciato che il 12 maggio saranno a Torino “per ribadire le nostre posizioni comuni”.

Sulle coppie Lgbt Sala chiede aiuto a Bruxelles

Intanto hanno mandato avanti a “chiedere aiuto” al Parlamento europeo il sindaco Sala, il quale ha ammesso che si parla di numeri estremamente esigui: “A livello nazionale stiamo parlando di qualche decina di registrazioni fatte. Ora ne abbiamo alcune in attesa: non sono numeri grandissimi”. “Questo è quello su cui gioca anche il nostro governo”, ha sostenuto Sala, ammettendo anche che “so che per la maternità surrogata anche nel mio partito ci sono idee diverse. In tutti gli altri casi è ora di agire”. Dunque, stando alle stesse parole di Sala, si tratta di una questione che dal punto di vista sociale ha un ridotto impatto quantitativo e un forte carattere diviso, anche all’interno delle stesse aree politiche. Epperò bisogna agire con urgenza: “Ora o mai più”, sono state le sue parole.

Il motivo per cui non esiste una legge “libera tutti”

Proprio queste caratteristiche sono il motivo per cui sulla materia non esiste una legge “libera tutti”, che non è stata varata neanche quando al governo c’era il centrosinistra, che pure c’è rimasto per un tempo che sarebbe stato sufficiente. Del resto, basta leggere la reazione del partito gay all’iniziativa dei sindaci per rendersi conto che non basta proclamare battaglie in nome dei “diritti dei bambini” per determinare il carattere di urgenza e la compressione dei tempi di un dibattito tanto complesso. “Raccolgono il nostro appello di fare obiezione e trascrivere i certificati dei figli delle coppie Lgbt+, ma decidono di escludere i papà gay”, ha recriminato il portavoce del Partito Gay Lgbt+, Fabrizio Marrazzo, puntando l’indice contro le trascrizioni dei bambini nati da maternità surrogata all’interno di coppie eterosessuali.

Il Partito gay e il cortocircuito scatenato dall’iniziativa dei sindaci

“Quindi, tale scelta ha il solo effetto di discriminare i figli di papà gay. Inoltre, ribadiamo che riconoscere i figli significa solo dare diritti ai minori, pertanto invitiamo i 7 sindaci a ripensarci e trascrivere i figli senza fare – ha concluso Marrazzo – alcuna discriminazione”. Insomma, anche al di là delle finalità, è proprio dal mondo Lgbt che arriva un messaggio chiarissimo: sulla materia non esistono scorciatoie, non c’è possibilità di nascondersi dietro ai diritti dei bambini, non c’è modo di aggirare il tema dell’utero in affitto. Soprattutto, non c’è possibilità alcuna di condurre una battaglia strumentale e ipocrita, cercando di far passare il governo di centrodestra come retrogrado e nemico dei diritti, senza andare a schiantarsi contro la realtà.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *