La Francia rifiuta di consegnarci anche il no-global Vecchi: deve scontare 11 anni per devastazione al G8

29 Mar 2023 16:26 - di Paolo Lami
VINCENZO_VECCHI_FUGGE_AL_G8

Sembra che i magistrati francesi ci abbiano preso gusto a beffare l’Italia e la Giustizia italiana e dopo l‘ignobile decisione di ieri di rifiutare l’estradizione di 10 terroristi rossi che devono scontare pene variabili e, in qualche caso, l’ergastolo, oggi cala il sipario anche sulla consegna al nostro Paese dell’ex-no global italiano, Vincenzo Vecchi, ricercato per i fatti del G8 di Genova del 2001.

La Procura generale francese ha, infatti, deciso di non ricorrere alla Corte di Cassazione e, quindi, Vincenzo Vecchi non sarà estradato in Italia dove deve scontare quasi 12 anni di carcere.

Il procuratore francese aveva tre giorni per presentare il ricorso alla Cassazione dopo il no all’estradizione della Corte di Appello di Lione e il termine scadeva ieri sera. Come aveva scritto ieri il Secolo era già chiaro che l’orientamento era questo e questa mattina è arrivata l’ufficializzazione.
E’ stato Maxime Tessier, che insieme a Catherine Glon difende Vincenzo Vecchi, a riferire all’Adnkronos l’esito ufficiale della vicenda che getta ulteriore sale sulle ferite aperte nei rapporti fra Italia e Francia.

“La giustizia si è fatta valere dopo una battaglia di 4 anni“, sottolinea Tessier: “E’ un immensa gioia e un grande sollievo“.

Lo scorso 24 marzo la Corte di Appello di Lione aveva deciso per il no all’estradizione di Vincenzo Vecchi che era stato arrestato in Francia nell’agosto del 2019 dopo una latitanza di 8 anni.

Lo scorso 29 novembre la Corte di Cassazione francese aveva deciso di annullare la decisione sull’estradizione in Italia di Vecchi e di rinviare il caso nuovamente dinnanzi a una Corte di Appello, questa volta a Lione dopo Rennes e Angers.

Vecchi era stato condannato, con sentenza resa definitiva dalla Corte di Cassazione italiana il 13 luglio 2012, alla pena di 11 anni e 6 mesi per le violenze verificatesi durante il G8 di Genova.
Un video lo riprende nel pieno degli scontri, accanto al fuoristrada dei carabinieri.

Vincenzo Vecchi aveva anche riportato una condanna a 4 anni di reclusione per alcuni scontri che hanno avuto luogo in occasione di una manifestazione antifascista a Milano nel marzo del 2006,

Per quanto riguarda la condanna per i fatti di Milano è stato ritenuto in Francia che la pena era stata già scontata e quindi è decaduto uno dei due mandati europei.

Originario di Bergamo, Vincenzo Vecchi vive attualmente a Rochefort-en-Terre, in Bretagna, da quando è stato scarcerato, ossia dal 15 novembre 2019.

Prima del suo arresto lavorava da molti anni come imbianchino mentre adesso ha ritrovato un lavoro nella costruzione di alloggi ecologici a Questembert, sempre in Bretagna.

Esultano, ovviamente, per la decisione del Procuratore generale francese di non ricorrere alla Corte di Cassazione , i sostenitori di Vincenzo Vecchi, il solito circo di sedicenti intellettuali sempre pronti a schierarsi dalla parte di questi soggetti.

“E’ una bella vittoria“, si esalta Jean-Baptiste Ferraglio del Comitato di sostegno di Vecchi. “Siamo emozionati, non riusciamo ancora a realizzare. E’ un immenso sollievo”, rincara Laurence Petit del Comitato sottolineando che lo stesso Vecchi “è molto emozionato”.

“Ieri sera quando si è appresa la notizia che il Procuratore non avrebbe fatto ricorso ci siamo riuniti per festeggiare. Oggi con l’ufficializzazione c’è grande emozione“, spiega ancora Petit.
“In questi 3 anni e 8 mesi abbiamo fatto di tutto. E’ stata una formidabile avventura ma temevano che potesse finire male per Vincenzo Vecchi“, sottolinea ancora, parlando con l’Adnkronos.

“C’è molto sollievo”, sottolinea Ferraglio. “Questa storia è iniziata perché Vincenzo Vecchi era un amico, perfettamente integrato nel territorio. Era uno di noi. Ci siamo mobilitati tutti e siamo arrivati alla vittoria. Il nome di codice tra di noi era ‘Missione Impossibile perché come nel film sembrava impossibile da portare a termine ma alla fine finisce sempre bene“, racconta Ferraglio. Questa vicenda di Vecchi, rileva, “è stata una vicenda politica. E a Lussemburgo, davanti alla Corte di giustizia Europea, lo abbiamo capito. Ci hanno spiegato che avevamo ragione dal punto di vista legale ma che dal punto politico era un’altra storia. La Francia voleva applicare a tutti i costi il Mandato di arresto europeo“.

Il rischio, infatti, osserva, “era che il reato di ‘devastazione e saccheggio’, che risale al periodo fascista, venisse accettato nello spazio giuridico europeo. Un’incriminazione che non richiede che l’imputato abbia commesso gli atti lui stesso, direttamente. È sufficiente che fosse presente sulla scena perché si costituisca una specie di infrazione collettiva. E’ una misura che in questo momento fa a gola a molti paesi”, osserva. “In Francia per Vecchi si sono mobilitati in tanti. In Italia, a parte i suoi cari, non c’è stato nessuno. Questa cosa deve fare riflettere. In Italia non si riesce a discutere di queste cose“, sottolinea Ferraglio.
“Sono contentissimo dell’esito di questa vicenda e per Vecchi”, conclude.

E’ finita. E’ un immenso sollievo“, afferma, parlando con l’Adnkronos, Eric Vuillard, scrittore francese che nel 2017 ha vinto il prestigioso premio letterario Goncourt per il suo romanzo ‘L’ordine del giorno’ e che da circa 4 anni si mobilita a difesa di Vincenzo Vecchi: si “mette fine a una vicenda durata circa 4 anni. E’ un’eccellente notizia”, sottolinea Vuillard.

Da questa storia, rileva lo scrittore, “si possono trarre diversi insegnamenti. Innanzitutto le tre Corti di Appello, quella di Rennes, di Angers e di Lione hanno fatto il loro lavoro rendendo delle decisioni nel merito, delle decisioni di diritto che hanno difeso i diritti fondamentali dell’uomo“.

Poi, osserva Vuillard, “c’è la questione del mandato di arresto europeo. Un fenomeno che favorisce la pura efficacia della procedura ma non il diritto. La decisione della Corte di giustizia Ue in questa vicenda di Vecchi non è stata in linea con i diritti che tutelano le libertà fondamentali. La Corte di giustizia Ue, infatti, ha privilegiato la collaborazione tra gli Stati. Quindi – sostiene Vuillardnon una questione di diritto ma una questione politica. In questo modo si cerca di limitare il giudice. E’ molto preoccupante per l’Europa in un momento in cui osserviamo che molti paesi diventano sempre meno liberali“.

Infine, osserva Vuillard, “si dice che un cittadino solo è libero di potersi difendere ma spesso nel concreto non è possibile. Per Vecchi si sono mobilitate 250 persone, si è dovuto far fronte a delle spese legali importanti. Come fa un individuo solo, anche se ha il diritto di difendersi a farlo?” si chiede lo scrittore francese.

 

Commenti

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  • Vittorio Martemucci 30 Marzo 2023

    questo era tutto previsto nell’ accordo Quirinale-Macron ?…tanto per sapere..