Giustizia, Nordio annuncia: «Elimineremo l’appello per l’assoluzione in primo grado»

15 Mar 2023 10:58 - di Liliana Giobbi
nordio

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio annuncia una novità che sarà contenuta in una delle riforme che il governo presenterà entro la fine di maggio. «Elimineremo l’appello per l’assoluzione in primo grado. Assolutamente sì». Lo afferma in un’intervista al “Foglio”. E lo spiega con un ragionamento interessante. In Italia, dice Nordio, vi è il principio che l’imputato è condannato se risulta colpevole del reato contestatogli al di là di ogni ragionevole dubbio. E per questo mi dovete spiegare come puoi condannare una persona quando un giudice precedente ha giudicato l’indagato non colpevole».

Nordio: in caso di errore, ecco cosa fare

Naturalmente, aggiunge il ministro della Giustizia, «possiamo anche ammettere che la sentenza di proscioglimento possa essere sbagliata perché sono stati commessi degli errori. O perché non sono state prese in considerazione delle prove oppure addirittura perché sono emerse nuove prove. Ma in quel caso allora è meglio che il processo sia rifatto, come fanno gli anglosassoni nei pochi casi in cui lo ammettono».

«Basta pubblicare intercettazioni fino a rinvio a giudizio»

«Ho intenzione», dice poi Nordio, «di proporre un progetto per integrare il codice di procedura penale, che dice che gli atti non sono più segreti quando il destinatario ne viene a conoscenza. Aggiungendo che gli atti debbano restare segreti quantomeno fino alla disclosure finale o all’inizio del dibattimento pubblico».

Nordio e l’onorabilità dell’imputato

Significa che, in questo nuovo contesto, chiede il “Foglio”, l’indagato saprebbe di essere indagato lui e solo lui, e che le intercettazioni non potrebbero essere diffuse fino a che non vi è, almeno, una richiesta di rinvio a giudizio? «È così. Oggi la segretezza degli atti è considerata a tutela dell’integrità dei dati. La mia idea è che la segretezza degli atti debba essere considerata anche nell’interesse dell’onorabilità dell’indagato. Quindi aumentando, dilatando il bene giuridico protetto, che non è più quello soltanto della garanzia della segretezza dell’indagine, ma anche dell’onorabilità dell’imputato. In sostanza l’atto rimane segreto, non solo fino a quando l’imputato ne viene a conoscenza, ma finché non viene fatta la richiesta di rinvio a giudizio o comunque non finisce l’indagine».

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