Basta body shaming contro Elly Schlein. Ma sulla Meloni si continua a “sparare” in modo indecente

2 Mar 2023 16:02 - di Annalisa Terranova
Schlein Meloni

C’era da aspettarselo: ora che il Pd ha una leader donna scopre che esistono hater, buontemponi, maschi maleducati che ne sottolineano i difetti fisici e che insomma guardano all’estetica più che alle virtù politiche. Si dedicano grossolanamente al body shaming. Prima si sono esercitati su Giorgia Meloni, mettendo in mezzo anche la figlioletta, ma la cosa non ha suscitato scalpore. Anzi si è accusata la destra di indugiare nel vittimismo.

Ora tocca a Elly Schlein. E non è bello né piacevole né accettabile che si facciano battute sul suo aspetto fisico. Un cattivo gusto, una mancanza di forma e di rispetto che nella dialettica politica non dovrebbero avere luogo. Anche se, ci sia consentito dirlo, non è che se una leader è donna la puoi mettere sotto una campana di vetro. Lasciamo gli istinti protettivi al patriarcato che il femminismo vecchio e nuovo aborre e invochiamo le regole della buona educazione per tutti, uomini e donne senza utilizzare la scusa della provocazione laddove siamo dinanzi solo a volgarità e mancanza di idee.

Detto questo, non possiamo dimenticare un dato: mentre additiamo ora questo ora quel commento di cattivo gusto sulla nuova segretaria dem si continua contro Giorgia Meloni a spalare vagonate di fango. Da ultimo una nota giornalista l’ha accusata di commuoversi solo dinanzi ai peluche di Bucha ma non davanti a quelli dei figli degli immigrati. Questo non è body shaming ma non è meno schifoso. Solo un giorno fa un’altra nota giornalista sosteneva che la Meloni apparteneva al passato perché era un prodotto del fascismo e perché aveva superato i quarant’anni mentre Elly è una “giovane di questo tempo”. Si è trasformata l’affermazione di identità di Meloni (sono una donna, sono una madre, sono cristiana) in un atto d’accusa. Si è falsificato il suo programma asserendo che voleva cambiare la legge 194. Si è detto e scritto che voleva relegare le donne ai fornelli, si è detto e scritto che poiché proviene da un partito di maschi e maschilista non potrà mai far nulla per le donne. E si è detto e scritto che darle della bastarda rientra nel diritto di opinione.

E ancora oggi, su RepubblicaMichela Marzano accusa la presidente del Consiglio di essere una donna che guarda al passato e di conformarsi allo schema patriarcale e maschile del potere. Meloni e Schlein – scrive – “polarizzano oggi i dibattiti sebbene siano entrambe donne, anzi, proprio perché sono entrambe donne, ma incarnano due visioni opposte della femminilità, e quindi poi anche della famiglia. La prima ha la testa rivolta verso il passato, e giudica, esclude, blocca all’interno di categorie rigide. La seconda guarda ciò che la circonda e sogna un futuro fatto di inclusione e alterità, all’interno del quale non esiste un modo giusto o sbagliato di essere sé stessi, ma mille e mille modi di attraversare l’esistenza“. Quindi Meloni esclude e l’altra include, Meloni è il passato e l’altra è il futuro, Meloni giudica sbagliati i modi di essere che non siano essere madri come ci vogliono i maschi. Sembra di essere precipitati all’indietro nel tempo in una assemblea studentesca anni Settanta o dentro un podcast di Michela Murgia.

A questo punto c’è da suggerire a Elly Schlein di tenere a bada tali suggerimenti se ci tiene ad avere qualche consenso in più di quelli del circolo transfemminista “Non una di meno”. Non si va molto lontano se si predica che una donna se è etero e madre deve sentirsi per questo passata, escludente, giudicante e sbagliata. Ma questi sono fatti del Pd e della sua nuova leader. Ciò che va superato, per onestà intellettuale è che non si può fare il gioco della trave e della pagliuzza e cioè fingere di non vedere le manganellate mediatiche contro la Meloni e stracciarsi le vesti per le pagliuzze nell’occhio di Elly Schlein. Ma già sappiamo che l’appello cadrà nel vuoto…

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