Rampelli: “L’astensione? La sinistra non volle l’election day e ora versa lacrime di coccodrillo”
“Mi aspettavo un risultato dell’affluenza molto basso. Avevo fatto una previsione sotto il 40 per cento e così è andata”. Esordisce così Fabio Rampelli ad Agorà. Ma diffida la sinistra dal versare oggi lacrime di coccodrillo. I vicepresidente della Camera aveva da subito, dalla chiusura dei seggi lunedì alle 15, segnalato con preoccupazione questo trend negativo. “Per una ragione semplice: è vero che c’è questo distacco tra cittadini e istituzioni, inutile minimizzarlo: penso che tutta la politica debba mettersi all’opera per recuperare il rapporto con i cittadini”. Però basta ‘lacrime di coccodrillo’ da parte della sinistra. “Va detto che se si vota ogni cinque mesi avremmo un’affluenza sempre più bassa. Vale la pena ricordare che è stata la sinistra a non volere l’accorpamento tra elezioni politiche e regionali, abolendo di fatto quello strumento che garantisce una maggiore partecipazione al gioco democratico: l’election day, sperando di trarne un beneficio elettorale”. Ora che così non è stato, “si prendesse la sua responsabilità, troppo facile versare lacrime di coccodrillo”.
Astensione, Rampelli: “L’election day avrebbe garantito più partecipazione. La sinistra non lo volle
E, una volta fatto saltare quello strumento che consente un maggiore coinvolgimento degli elettori, hanno pure sbagliato tattica. “Il tutto – prosegue Rampelli- senza poi riuscire nel Lazio a fare neppure una coalizione che rendesse la carica di Presidente di regione contendibile; minando alla base lo stesso principio della democrazia dell’alternanza. Oggi la sinistra, per come è combinata, non è un problema per la destra, ma per il sistema politico e istituzionale”. Il suo intervento ad Agorà chiarisce ulteriormente quanto espresso nell’intervista alla Stampa. Altro quotidiano che insieme a Repubblica al Domani e al Fatto Quotidiano, “liquida” la vittoria schiacciante del centrodestra con la bassa affluenza alle urne.
Rampelli: “La sinistra si prenda le sue responsabilità sull’astensione”
Non è cosi. Ed è la stessa dimensione dell’affermazione del centrodestra a far sfumare questa spiegazione semplicistica che pure il quotidiano di Massimo Giannini, in primis, vorrebbe veicolare. «Ci aspettavamo una vittoria ed è arrivato un trionfo afferma Rampelli-. Stare sopra al 50%, vuoi dire che il governo Meloni sta lavorando bene e che il candidato era giusto».
“Ora è FdI la locomotiva del centrodestra”
Non manca la domanda maliziosa: Crede che sia sventato il rischio che Fratelli d’Italia possa fagocitare gli alleati? La risposta del vicepresidente della Camera smonta le velleità di chi, incassata la sconfitta, tenta ora di ‘buttarla in caciara”, ventilando squilibri che minino (loro ci sperano) la solidità del centrodestra di governo. Basta avere un po’ di memoria storica: «C’è stata la fase in cui a trainare era Forza Italia. Un’altra con Lega e ora siamo noi, FdI, locomotiva del centrodestra. E la coalizione non si è sfasciata. Aver vinto nelle due Regioni principali l’ha rafforzata». E quanto alla bassa astensione è Rampelli il primo a dolersene: «Io vengo dal mondo dello sport e so che fare la gare senza gli avversari è triste e poco stimolante- risponde nell’intervista alla Stampa- . Io mi auguro di vincere le elezioni con un avversario competitivo. La sinistra oggi non lo è ed è un problema per il sistema. La democrazia è alternanza».