Pasquino: “L’astensionismo si combatte con la rete sociale, come fa FdI. O con il voto online”
È un diritto ma anche un dovere civico. Eppure in Lazio e in Lombardia 6 elettori su 10 non sono andati alle urne. Un astensionismo altissimo e galoppante che preoccupa e fa discutere. Perché così tanti italiani snobbano le elezioni? Tre sono le teorie che giustificano un fenomeno in crescita. “Non si vota per impossibilità di andare alle urne”, dice il politologo Gianfranco Pasquino intervistato dalla Adnkronos.
Astensionismo, l’analisi del politologo Pasquino
“Non si vota perché non si vuole votare. Oppure non si vota perché i partiti sono una realtà lontana. Priva di rete sociale, che non incontra e non si interfaccia con i cittadini”. “La prima teoria – spiega il docente di Scienza politica all’università di Bologna – riguarda chi dice di non potere votare perché impossibilitato ad andare alle urne. Quindi l’anziano, lo studente Erasmus, l’imprenditore che lavora all’estero”.
C’è chi non vuole votare e chi non può
La seconda teoria riguarda chi afferma ‘non voto perché non voglio. Siete tutti uguali, inconcludenti, mediocri’. E sceglie di non votare a una specifica elezione. O è astensionista cronico, cioè che non ha mai votato. Ed infine c’è la categoria che lamenta: ‘nessuno mi ha chiesto il voto e fatto una proposta. Messo un volantino nella buca delle lettere’. Fatto che avviene perché non ci sono più i grandi partiti che mantengono viva la rete sociale sul territorio. In Italia – sottolinea Pasquino – la hanno ereditata soltanto Fratelli d’Italia e il Pd, con i suoi punti di debolezza”.
La cura è la rete sociale sul territorio o il voto online
L’astensionismo, però, è curabile secondo il noto politologo. “Con un intervento politico: sul territorio attraverso i cosiddetti leader naturali, il commerciante il professore. E con il voto online, che, favorendo il voto da casa, farebbe risalire le percentuali di partecipazione di almeno 10-15 punti percentuali”. Il voto obbligatorio potrebbe essere un deterrente? “Non sono a favore del voto obbligatorio, perché è importante la libertà di scelta. Ma va ricordato l’articolo 48 della Costituzione secondo cui il suo esercizio è un dovere civico”.