Dickens, uno degli scrittori più letti di sempre. Una biografia spiega come ha plasmato il nostro immaginario

10 Feb 2023 13:41 - di Riccardo Arbusti
Dickens

Charles Dickens (1812-1870) è uno degli scrittori più influenti e decisivi per la costruzione dell’immaginario occidentale otto-novecentesco. Chi non ha presente immediatamente icone come quelle di Ebenezer Scrooge, il taccagno protagonista del Canto di Natale (ispiratore diretto anche di Scrooge McDuck, lo zio Paperone disneyano), di Oliver Twist o dei buontemponi dell’arcibritannico Circolo Pickwick? Chi non ha letto almeno un libro tra David Copperfield, Le due città, La bottega dell’antiquario, Nicholas Nickleby, Grandi speranze, Casa desolata?

Dickens amava molto l’Italia, un po’ meno l’America

Romanziere poliedrico e narratore infaticabile, la sua stessa esistenza ha avuto i contorni di una grande avventura. Visse una vita interessante, toccando la tragedia sociale, il dramma coniugale, il mistero, la povertà degli inizi, la ricchezza e il successo, la salute e la malattia. Riuscì a diventare ricco e famoso senza studi regolari e grazie a una capacità straordinaria di lavoro. Riusciva a radunare anche ottomila persone alla volta nei teatri in cui si esibiva leggendo e recitando i propri libri con consumata aria di attore. Viaggiò per tutta l’Europa, visse in Francia e anche in Italia, restò però molto deluso da un suo viaggio-tournée negli Stati Uniti tanto che arrivarono a definirlo antiamericano.

La biografia di Iannaccone per le edizioni Ares

La stessa biografia dickensiana è una delle sue migliori creazioni narrative. A raccontarcela, proprio come un romanzo, è adesso lo studioso italiano Mario A. Iannaccone (Charles Dickens. Una vita, Edizioni Ares, pp. 356, euro 22,00), in un bel libro in cui vita letteraria e vita vissuta si fondono e in cui si scopre che quanto è raccontato nei libri dello scrittore britannico era vero, era capitato anche a lui, i personaggi che vi sfilano sono le persone da lui incontrate. Come Oliver Twist, Dickens aveva lavorato da bambino in una fabbrica di lucido per scarpe. Lo scrittore veniva da una famiglia numerosa e a sua volta ne formò una con dieci figli. Di sicuro fu lo scrittore inglese più letto dell’Ottocento e uno dei più letti di sempre. Quanti film e spettacoli si sono ispirati ai suoi libri? Pensiamo al personaggio di Fagin o a quello di Uriah Heep, vere e proprie icone di figure sinistre. Ebbene, erano ispirati a persone da lui conosciute e frequentate nella sua esistenza.

Marx elogiò Dickens per l’attenzione alle ingiustizie sociali

Fu Marx a parlare di Dickens come dello scrittore che aveva fatto conoscere le ingiustizie sociali della rivoluzione industriale e del primo capitalismo. Questo è vero ma lo scrittore non amava comunque i socialisti e i rivoluzionari. Lui era un borghese di idee liberali, sensibili alla risoluzione delle ingiustizie, allo sfruttamento minorile e a quello delle donne, come fu un antesignano delle battaglie per i diritti d’autore. Ma il suo orizzonte restò sempre quello vittoriano, aderente a una religiosità cristiana di fondo e a una fiducia nel miglioramento attraverso le riforme sociali.

Al Bel Paese dedicò “impressioni italiane”

Dickens scommetteva sugli individui, sul loro lavoro, sulla loro etica. Aveva iniziato a scrivere come resocontista parlamentare e praticò da giovane il giornalismo. E i suoi stessi romanzi prima di venire pubblicati in volume sono stati tutti stampati a puntate nelle riviste popolari. Se detestava l’America amò molto l’Italia che descrisse in Impressioni italiane. Ma in nessun luogo si sentiva a casa come nella sua vecchia Londra. Era legato a questa città in modo intimo e viscerale: i vecchi quartieri, il fiume, le banchine, le case in cui visse. Ma sempre gli rimase l’amore e la simpatia per il Bel Paese, tanto che volle un po’ di italianità nella sua abitazione, identificandola nel colore delle imposte liguri così differenti da quelle britanniche.

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