Zelensky sospende la cittadinanza a 13 preti “filorussi”. Mosca: “È satanismo”. Ma per gli 007 ucraini…

7 Gen 2023 19:15 - di Lara Rastellino
preti filorussi

Ora i russi urlano allo scandalo. Di più: all’eresia. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha sospeso la cittadinanza a tredici preti filorussi. Sacerdoti appartenenti alla Chiesa ortodossa fedele al patriarcato di Mosca. Lo riferisce l’agenzia di stampa Ukrinform, che ha visto il decreto firmato da Zelensky e che non è stato reso pubblico, in quanto contiene informazioni personali. Ma da quel poco che trapela, tra i destinatari ci sarebbe il metropolita Ionafan di Tulchyn e Bratslav, che ha anche passaporto russo ed è accusato di tradimento. Nella lista il vicario della stessa diocesi, il vescovo Serhiy di Ladyzhyn.

Zelensky sospende la cittadinanza a 13 preti “filorussi”

Il provvedimento di Zelensky arriva dopo un’operazione che ha condotto l’intelligence ucraina, con tanto di perquisizioni in alcune chiese. A seguito delle quali sarebbero stati trovati sacerdoti con passaporti russi. Contanti. Materiale propagandistico russo, e molto altro… Eppure Mosca non ci sta, e ne approfitta per gridare allo scandalo. in prima linea, la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha commentato su Telegram la decisione del presidente ucraino, postando: «È satanismo». Una reazione forte, che sembra non tener conto di quanto accaduto – a parti invertite – solo a fine novembre. Quando le milizie russe hanno arrestato nella città portuale di Berdyansk, nel Donetsk, due preti cattolici.

La reazione di Mosca: «È satanismo»

Due padri redentoristi, che prestavano assistenza pastorale alle parrocchie greco-cattoliche e cattoliche di rito latino. E che erano tra i pochi rimasti nei territori occupati dell’Ucraina. Un arresto su cui, in quei giorni, Monsignor Stepan Meniok – vescovo dell’Esarcato di Donetsk, della Chiesa greco-cattolica ucraina – ebbe a sottolineare come la detenzione fosse «infondata e illegale». Ma tant’è. E Padre Ivan Levitskyi, parroco della Chiesa della Natività della Vergine Maria nella città di Berdyansk. E Padre Bohdan Heleta, cappellano della stessa chiesa, secondo quanto denunciato a fine novembre, sono finiti nelle grinfie dell’amministrazione russa, che li ha incarcerati in un centro di custodia cautelare a Berdyansk, con l’accusa di aver preparato un atto terroristico.

Quando a fine novembre i russi hanno arrestato due preti cattolici con la falsa accusa di terrorismo…

Secondo quanto emerso dai media locali, infatti, per giustificare gli arresti, le milizie russe hanno affermato di aver trovato esplosivi nel corso delle perquisizioni della chiesa e della canonica. Un’accusa «falsa», nell’ambito di «una manovra organizzata per fini propagandistici», ha ribattuto con un comunicato in quell’occasione la Chiesa greco-cattolica ucraina. Così come, a fronte della notizia della sospensione della cittadinanza a tredici sacerdoti appartenenti alla Chiesa ortodossa, non può non venire alla mente come il patriarca Kirill abbia trasformato la chiesa russa ortodossa in una macchina del consenso in azione per il leader del Cremlino. Un uomo su cui Kirill ha costruito agiograficamente la mistica incentrata sulla figura di un leader che difende i valori della tradizione, contro il degrado dell’Occidente…

 

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