Valditara: «La lotta alla dispersione scolastica è una priorità. A livello nazionale è al 13,2%»

25 Gen 2023 14:27 - di Fortunata Cerri
Valditara

La dispersione scolastica «è oggi uno dei temi più gravi del nostro sistema formativo». Lo ha detto il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara intervenendo a “Italia 2023: Persone, Lavoro, Impresa”, piattaforma di dialogo promossa da PwC Italia e gruppo Gedi. «Si pensi – ha aggiunto – che a livello nazionale noi abbiamo il 13,2% di dispersione, siamo il Paese in Europa che la più alta dispersione. Ma se noi confrontiamo la dispersione delle regioni settentrionali del Paese dove è notevolmente inferiore, con quella delle regioni del sud, abbiamo tassi di dispersione che sono spaventosi».

Valditara, l’idea per combattere la dispersione

«L’idea – ha aggiunto – ho creato un gruppo di lavoro per individuare una serie di azioni concrete, a livello di sperimentazione, ho suggerito di scegliere 150 scuole che hanno più alti tassi di dispersione e rendimenti bassi, proprio per investire. Per esempio: classi di 10 studenti, docenti pagati di più e adeguatamente formati. Insomma, la lotta alla dispersione deve essere una priorità strategica, altrimenti rischiamo di perdere tantissimi giovani».

«Le sfide dell’autonomia sono altre»

«Credo che il contratto nazionale non verrà toccato, non ritengo nemmeno che sia una richiesta delle Regioni, semmai la richiesta delle Regioni è consentire maggiore equità laddove il costo della vita sia molto più alto. Le sfide dell’autonomia sono altre – ha aggiunto – non mettere in discussione il contratto regionale».

Sui programmi scolastici

Per quanto riguarda i programmi scolastici il ministro ha precisato che «c’è già l’autonomia delle scuole, quindi se una scuola vuole modellare sulle esigenze del territorio il programma, già lo può fare. Credo che le sfide dell’autonomia siano altre. Non è certamente mettere in discussione il contratto nazionale e non è neanche una regione che ti dica che cosa devi fare tu con il programma. Semmai – ha spiegato – il problema è l’autonomia della scuola. Vedo sempre di più una programmazione che sia calata sulle esigenze del territorio. Siamo partito proprio dall’assenza di qualifiche, se quella scuola non è in grado di fornire qualifiche utili per il ragazzo a trovare lavoro, per l’impresa a reperire mano d’opera qualificata la scuola ha fallito».

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