Migranti, la Cei entra a gamba tesa contro il governo: “Il decreto dovrebbe essere abrogato”
La Cei alza la voce contro il decreto legge relativo alla gestione dei flussi migratori al momento presso le Commissioni parlamentari Affari costituzionali e trasporti. E, attraverso un intervento di monsignor Gian Carlo Perego entra a gamba tesa nel dibattito politico. Il Presidente della Fondazione Migrantes, che è la commissione della Cei che si occupa di immigrazione si lancia in un’affermazione molto categorica. “Il destino del decreto dovrebbe essere solo la sua abrogazione”. L’Adnkronos riporta la lunga dichiarazione con cui Perego si scaglia contro le nuove direttive emanate dal governo per ripristinare la legalità degli sbarchi.
Migranti, la Cei alza la voce: “Abolire il decreto”
Perego, che presiede anche la Commissione Cei che si occupa di migranti, afferma: “Vista la situazione della crescita di arrivi e di salvataggi via mare di migranti provenienti da almeno 60 Paesi del mondo, molti dei quali in situazione di guerra, di conflitti interni, di disastri ambientali, di miseria e rischio della propria vita, dal decreto legge del 2 gennaio 2023 ci saremmo aspettati nuovi impegni e nuove norme per la tutela e la protezione; o il rimpatrio dei migranti salvati nel Mediterraneo, come anche norme più rigide sui respingimenti in mare, che il memorandum con la Libia nuovamente approvato ha aggravato, più che ribadire alcune regole d’ingaggio risapute e condivisibili, ulteriormente corrette e aggravate, in contraddizione con le Linee guida sul trattamento del soccorso in mare e alcune Convenzioni internazionali in almeno tre punti della modifica dell’art. 1 comma 2 del decreto legge del 21 ottobre 2020”.
Migranti, intervento “politico”della Cei
Giancarlo Perego esprime una visione tutta interna alla Cei. Secondo la quale il provvedimento non contiene alcun «valore aggiunto; anzi peggiora la situazione in ordine all’obbligo del salvataggio in mare dei migranti, alla loro tutela e protezione, generando insicurezza dei migranti in pericolo”. Non solo, dice all’Adnkronos: «il decreto indebolisce di fatto il principio costituzionale della sussidiarietà che, all’articolo 118 recita: “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”. L’articolo 118 applicato alla specifica situazione dell’azione delle navi della società civile dovrebbe vedere lo Stato favorire e non indebolire l’impegno a realizzare questo obbligo di salvataggio e di tutela dei migranti.
“Per queste ragioni il destino del decreto dovrebbe essere solo la sua abrogazione”. Monsignor Perego va a ruota libera, non sembra prendere in considerazione l’obiettivo a cui tende il governo che ha avuto il merito di aprire un “focus” a livello europeo sulle questioni sollevate: immigrazione illegale e tratta di esseri umani. Il problema è la legalità. Entrare in Italia illegalmente non sarà più possibile. Il governo si adopera per l’interesse degli italiani. Ma la Cei, così come da giorni fanno le Ong, chiede l’abrogazione del decreto governativo.