Bimbe a “scuola di principesse”, le femministe s’infuriano. L’ideatrice: «È solo un gioco»
Nasce a Rho una scuola di principesse e scoppia il putiferio. Il corso base prevede lezioni di galateo, portamento, camminata con i tacchi, bon ton, dizione, trucco e acconciatura. È indirizzato alle bambine dai 6 ai 9 anni, prenderà il via ad aprile e durerà tre mesi. Alla fine sarà rilasciato anche un attestato. Accanto alla descrizione del corso c’è la foto patinata di una bambina ben truccata e con tanto di corona. Tanto è bastato all’ideatrice del corso, Stefania Vadalà, wedding planner, per essere travolta dalle polemiche.
Scuola di principesse, la polemica sui social
Pubblicata sui social, la locandina è immediatamente rimbalzata in Rete, animando il dibattito: “Basta stereotipi di genere!”. C’è chi scrive: «Ma non vi vergognate? Siamo nel 2023, ci stiamo battendo i tutti i giorni per cercare di cambiare questa cultura sessista e patriarcale con tutti i mezzi possibili…». E un’altra aggiunge: «Agghiacciante e inappropriato». Ma c’è di risponde a tono: «Che esagerazione questo vomito di commenti negativi! È incredibile come si diventi femministe social solo quando vengano promosse iniziative ludiche mentre invece ci si limiti, forse, ad un post di denuncia, quando in altri paesi i diritti delle donne sono inesistenti o vengono totalmente azzerati. Tutte queste femministe arrabbiate con gli uomini solo perché uomini non aspettano altro che vomitare odio contro un capro espiatorio. Se non vi piace un’iniziativa, un evento, passate oltre, come faccio io con le vostre feste dell’unità».
La replica dell’organizzatrice
I commenti sono accesi, tanto da aver spinto la stessa organizzatrice a rispondere. «L’idea del corso è nata proprio giocando con i miei figli. Faccio giocare mio figlio con lo smalto e le mie figlie con il martello di Thor, incoraggiandoli a superare gli stereotipi di genere. I commenti mi hanno completamente spiazzata, ma devo dire che ho ricevuto anche tantissime telefonate e mail di chi mi conosce e dice di lasciar perdere. Con le iniziative che organizzo nella mia ludoteca cerco di trasmettere l’entusiasmo del gioco e del divertimento proprio perché la mia infanzia è stata tutt’altro che giocosa. Mi piace infondere autostima e incoraggiare i bambini e le bambine a diventare qualsiasi cosa vogliano, perché a me hanno fatto credere di non essere abbastanza, di non poter sognare perché il combattere era più sensato», chiarisce in un’intervista a Il Giorno.
«Il corso non vuole proporre stereotipi di genere»
E chi la accusa di “sessismo” la wedding planner risponde con un post: «Il corso non voleva proporre di abbracciare stereotipi di genere. Per noi bambini e bambine possono essere qualsiasi cosa, possono esprimere la loro bellezza attraverso qualunque forma, possono interpretare qualunque personaggio senza che questo etichetti il loro essere. Questa è una ludoteca». Infine, conclude: «Il fatto che ci fosse una bambina nella foto di presentazione, scelta forse un po’ sommaria, non esclude che l’invito fosse aperto a tutte e tutti. Oggi si gioca alle principesse, domani agli indiani. Tutto qui».