Attacco del Fatto ad Almirante: riesumano la strage di Peteano ma non conoscono la sentenza definitiva su quei fatti
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Nelle scorse settimane avevamo rivolto l’invito a studiare la storia del Msi a “Repubblica”, “La Stampa” e “Il Manifesto”. Avevamo escluso “Il Fatto Quotidiano”. Ora però ci tocca rimediare perché a distanza di due settimane da “Repubblica” anche il giornale diretto da Marco Travaglio si occupa della tragica vicenda della strage di Peteano (tre carabinieri uccisi dallo scoppio di una bomba collegata all’apertura di un’auto abbandonata e denunciata come sospetta da una telefonata anonima) e il coinvolgimento di Almirante nel procedimento giudiziario con l’accusa di favoreggiamento nei confronti di un imputato, Carlo Cicuttini, allora segretario della sezione missina del paese di Manzano. E anche “Il Fatto”, nell’edizione di lunedì scorso, dimostra di non conoscere la storia del Msi e di non aver letto i libri che se ne occupano.
Dopo Gotor su Repubblica, arriva anche Il Fatto
Se “Repubblica” si era affidata allo storico Miguel Gotor per un articolo con richiamo in prima, “Il Fatto” fa le cose ancora più in grande con un richiamo nel colonnino in prima pagina per “Almirante, l’Msi e quelle bombe del neofascismo” e poi dedica un bel paginone all’articolo firmato da Giampaolo Zorzi.
Il risultato è sempre lo stesso: un “velenoso” tentativo di attacco nei confronti di Almirante e del Msi senza aver studiato tutte le carte del processo.
Scrive Zorzi: «Ne sortì un procedimento penale per favoreggiamento personale aggravato (in concorso con Eno Pascoli), dal quale, al di là degli sforzi profusi per farsi scudo della doppia immunità quale deputato nazionale ed europeo, Almirante riuscì poi a salvarsi solo grazie a una provvidenziale amnistia, cui, pur potendolo fare, si guardò bene dal rinunciare (anzi, una volta rinviato a giudizio, ne richiese espressamente l’applicazione, unitamente all’avvocato Pascoli, prima dell’inizio del dibattimento)».
La sentenza del 1989 che scagiona completamente Almirante
Zorzi come Gotor si è fermato all’amnistia e non è arrivato alla sentenza del 1989 sulla strage che ha fatto cadere completamente l’accusa nei confronti di Almirante. Come rileva Adalberto Baldoni sulla storia del Msi (“Destra senza veli”, prima edizione nel 2017 e seconda nel 2018) «l’accusa di favoreggiamento contro Almirante, allora segretario nazionale del Msi-Dn, e contro Eno Pascoli, allora segretario provinciale missino di Gorizia, si basava sul trasferimento in Spagna di 34 mila dollari da parte di Pascoli per consentire a Carlo Cicuttini, ritenuto il ‘telefonista’ della strage, di effettuare una operazione alle corde vocali. Gli accertamenti processuali del 1989 hanno dimostrato che il trasferimento di denaro in Spagna era connesso con la professione di avvocato di Pascoli; che Almirante non era al corrente di tale trasferimento perché esso non “era riferibile alle attività politiche dello stesso Pascoli”; che “a Cicuttini non è mai stata effettuata alcuna operazione alle corde vocali” e che “la lettera con la quale Cicuttini avrebbe chiesto ad Almirante un aiuto finanziario non è in realtà mai esistita”».
Contro Almirante attacchi già respinti dalla storia e dalla giustizia
Se Zorzi avesse letto il libro di Baldoni non avrebbe potuto scrivere l’articolone e soprattutto non avrebbe potuto lanciare il suo velenoso attacco nei confronti di Almirante. Eh sì perché non ha perso l’occasione per scrivere: «Ecco, dunque, di cosa è fatta, fra l’altro, l’eredità “morale e politica” di Giorgio Almirante, “il grande uomo” celebrato ogni 22 maggio dall’onorevole Meloni». Se si fosse informato meglio non avrebbe potuto scrivere ciò che ha scritto. Attacco respinto al mittente dalla storia e dalla giustizia (per la cronaca Giorgia Meloni il libro di Baldoni lo ha letto e lo ha anche presentato nel marzo 2017).
Il riferimento alla fiamma del Msi
Per finire poi il suo articolone naturalmente non poteva mancare il riferimento alla fiamma del Msi. Zorzi conclude così il suo articolo: «Anche tutto ciò si porta appresso, con quel logo (e con il sangue di cui gronda), il presunto “nuovo” rappresentato da Giorgia Meloni e dai nostalgici del Msi». Eh no, l’unico sangue che gronda dalla fiamma del Msi è quello dei fratelli Mattei e delle altre vittime dell’antifascismo militante. L’elenco è lungo e sono morti scomodi, da dimenticare (persino la fiction sul generale Dalla Chiesa ha dimenticato i missini Mazzola e Giralucci che nel 1974 sono stati le prime vittime delle Brigate Rosse). Naturalmente ribadiamo la disponibilità a qualsiasi pubblico confronto sulla storia del Msi e ricordiamo ancora una volta che per consentire di reperire con più facilità i libri sulla storia della Destra stiamo preparando il sito www.destralibri.it che è attivo con i primi due titoli, uno dei quali naturalmente è “Destra senza veli” di Baldoni, che possono essere già ordinati e ricevuti a spedizione immediata.