Iran, giustiziato oggi un altro manifestante. Processi farsa e confessioni estorte: è strage di ventenni

12 Dic 2022 8:39 - di Lorenza Mariani
Iran

Nell’Iran sprofondato in una irreversibile spirabile repressiva di orrore e morte, è strage di ventenni. Proprio oggi, dal regime che ostenta il pugno duro sulle proteste scoppiate dopo la morte di Masha Amini, arriva la notizia dell’esecuzione di un secondo manifestante, Majidreza Rahnavard, giustiziato questa mattina a Mashhad. L’accusa è quella di aver ucciso due Basiji, ossia due componenti della forza paramilitare fondata dall’ayatollah Khomeini. La sentenza è arrivata al termine di un processo che – e non è certo il primo caso – ha rappresentato una “messinscena” della giustizia. Non per niente, secondo gli attivisti per i diritti umani – riferisce tra gli altri il Tgcom24 – «Rannawad ha subito violenti pestaggi durante la detenzione. Tanto che durante l’arresto ha avuto la frattura di un braccio. Successivamente lo hanno esposto alla Tv di Stato mentre confessava gli omicidi, secondo gli osservatori e gli attivisti sotto la pressione delle autorità».

Iran, questa mattina l’esecuzione di un manifestante 23enne

Dunque, un altro «nemico di Dio» finisce sotto la mannaia del boia. Un altro giovane impiccato per aver protestato contro un regime oscurantista e violentemente repressivo. Questa mattina è toccato a Rahnawad, un wrestler professionista di 23 anni, pagare con la vita l’accusa che le autorità gli hanno riconosciuto (comminato?) di aver accoltellato a morte due membri delle forze di sicurezza il 17 novembre a Mashhad. E di averne feriti altri quattro. La scorsa settimana, l’Iran ha giustiziato il primo prigioniero arrestato durante le proteste che si sono trasformate in una delle sfide più serie per la teocrazia iraniana dalla Rivoluzione islamica del 1979. L’ultima fase di un ciclo di violenti attacchi contro persone che, già negli anni precedenti, hanno espresso il loro legittimo dissenso.

Iran, processi farsa e accuse estorte sotto la pressione delle autorità

E allora, ad oggi si parla di più di 400 persone uccise e di oltre 14.000 arresti durante le proteste. Gli attivisti avvertono che anche altri potrebbero essere messi a morte nell’immediato futuro, affermando che circa una dozzina di persone hanno finora ricevuto condanne a morte per il loro coinvolgimento nelle manifestazioni. La scorsa settimana, il 23enne Mohsen Shekari è stato impiccato dopo essere stato giudicato colpevole di «aver dichiarato guerra a Dio». Le autorità lo avevano accusato di aver bloccato una strada e ferito un membro delle milizie filo-regime Basij il 25 settembre. Durante il processo, a Shekari la Corte non aveva concesso un avvocato di sua scelta e sul suo volto erano visibili segni di tortura, ha detto al Guardian suo zio Mahmoud Shekari.

Secondo la Bbc sarebbe imminente l’esecuzione di un terzo 20enne

Infine, riferisce oggi il sito di Today.it, «potrebbe avvenire già oggi o nei prossimi giorni l’esecuzione di Mahan Sedarat Madani, 23enne tra i condannati a morte per le proteste contro il regime. Sono ex calciatori, attori, cantanti, studenti… Stando a quanto scrive la Bbc, tra i tanti incarcerati e processati, la Corte Suprema ha deliberato la sentenza di esecuzione imminente di un terzo giovane preso dal mucchio e condannato: Mohammad Broghani, 20 anni. Gli è stato negato l’accesso ad un avvocato»…

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *