Influenza, i consigli dei pediatri per evitare la corsa al Pronto soccorso (e quando invece è necessaria)

7 Dic 2022 16:56 - di Agnese Russo
influenza pronto soccorso

Aumenta la circolazione dell’influenza, specie tra i bambini, colpiti anche da altri virus, come il rinovirus e il virus respiratorio sinciziale. Il segretario e consigliere nazionale della Società italiana di pediatria (Sip), Elena Bozzola, ha spiegato che i dati mostrano un incremento dei contagi in particolare sotto i 5 anni, con un picco tra i bambini sotto i 2 anni, tra i quali «da una settimana all’altra si è passati da 29 casi su mille assistiti a oltre 40 su mille». Parallelamente all’aumento dei casi, aumentano anche gli accessi ai pronto soccorso, con conseguente intasamento. La corsa in ospedale, però, non sempre è giustificata o utile, mentre spesso crea disagi e disservizi. Per questo i pediatri invitano i genitori a prestare attenzione ai sintomi, divulgano alcuni consigli pratici su cosa valutare e come comportarsi.

Dalla febbre alta alla tosse persistente: i sintomi dell’influenza che spaventano i genitori

La caratteristica dei sintomi dell’influenza, ha spiegato Bozzola, parlando con l’agenzia di stampa Adnkronos, «è una febbre alta, di solito superiore a 38 gradi, con punte anche di 39-40, e questo spaventa molto i genitori». «Poi si crea questa tosse fastidiosa e stizzosa, che può durare non 3-4 giorni, ma anche 2 o più settimane. Quindi anche il fatto che la tosse non passi è un motivo in più di allerta per i genitori, i quali tendono ad andare nuovamente dal pediatra». Così, ha sottolineato la pediatra, «per una singola sintomatologia influenzale non c’è più solo un accesso, ma accessi ripetuti alle cure mediche, che siano in ambulatorio o in pronto soccorso». A questo si aggiunge il fatto che «c’è poi sempre lo spauracchio che si tratti di Covid, per alcuni sintomi che sono un po’ sovrapponibili anche se ormai si differenziano abbastanza bene».

La pediatra mette in guardia dalla “fever phobia”

«La “fever phobia” – ha quindi chiarito Bozzola – pesa, e spinge il genitore a correre in pronto soccorso quando il termometro sale molto». Ma ci sono casi in cui è importante farlo e casi in cui «l’ideale sarebbe rivolgersi al proprio pediatra. Perché in pronto soccorso inevitabilmente, in questi giorni intensi in cui sono veramente tanti i bambini con sintomi, si formano lunghe code». Dunque, quando è il caso di preoccuparsi? «Sotto i 3 mesi di vita, quando compare febbre non bisogna aspettare a portare il proprio piccolo in ospedale», ha detto la pediatra infettivologa, indicando le “spie rosse” da tenere d’occhio. «Quando il bimbo ha difficoltà respiratoria, si vede il torace che si muove come una fisarmonica e a livello del giugulo vediamo che la fossettina alla base del collo si alza e si abbassa, e c’è un alitamento delle pinne nasali, cioè anche le due narici si muovono, perché è come se il bimbo non riuscisse a respirare e utilizza tutta quella muscolatura accessoria per riuscirci».

Attenzione ai neonati: quando l’influenza richiede il Pronto soccorso

Questo si accompagna anche «a tachicardia, cioè il cuore batte più forte perché cerca di pompare il più possibile ossigeno e si osserva un respiro sempre più veloce, accompagnato anche da inappetenza». «Il bimbo più è piccolo e più ha bisogno di alimentarsi in modo regolare. Se non lo fa è uno dei campanelli d’allarme, insieme agli altri elencati, che devono spingere a portare il bimbo a visita in pronto soccorso». «Altro elemento è la condizione di poca reattività, ipotonia, difficoltà a risvegliarsi, obnubilamento. Tutte le mamme sanno che con 40 di febbre non si salta sul letto, ma si può vedere se il bimbo è reattivo, se si mette seduto o altro e capire se c’è qualcosa che non va. Quando si vedono queste condizioni, è meglio non perdere tempo», ha avvertito il medico.

L’importanza del vaccino e le altre misure di precauzione

Per le altre situazioni, invece, «l’ideale è rivolgersi al proprio pediatra, anche perché in questi ultimi giorni c’è il rischio che il bimbo resti tanto in attesa nei pronto soccorso e anche che si possa contagiare con altri virus». Un consiglio che l’esperta dà è di «intensificare l’aderenza alle vaccinazioni, perché non è vero che vaccinare contro l’influenza non serve, è – ha avvertito Bozzola – una forma di prevenzione». Un fronte sul quale si può fare anche altro: cercare di evitare visite di parenti e amici con tosse, mal di gola o raffreddore, «perché per loro possono essere sintomi blandi, ma per un neonato no».

Occhio ai fratelli maggiori

E poi disinfettare sempre bene le superfici. «Ricordiamo che anche sulle maniglie delle porte o sui giocattoli può rimanere del virus. Se c’è un bimbo che va all’asilo – è il consiglio dell’esperta della Sip – non fatelo giocare con gli stessi giochi che usa anche il fratellino più piccolo. A volte sono proprio i figli maggiori che vanno a scuola o all’asilo a portare in casa quello che appare come un banale raffreddore, ma è in realtà virus respiratorio sinciziale che si manifesta così nei più grandi e diventa un’arma micidiale verso i più piccoli». Altra precauzione: «Non portare i bebè in centri commerciali o in feste di compleanno di bimbi più grandi, in mezzo a tanta gente. Non basta dire: lo tengo separato. Perché c’è comunque dispersione di droplets tutto intorno. Infine: evitare l’esposizione al fumo passivo, anche terziario, cioè di chi ha fumato mezz’ora prima e prende il bimbo in braccio con residui di fumo addosso. Si tratta di piccoli accorgimenti – ha concluso Bozzola – che possono però aiutare a passare la stagione» dei virus respiratori.

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