Rientreranno al lavoro solo 1878 camici bianchi non vaccinati. E non nei reparti rischiosi

2 Nov 2022 17:12 - di Redazione

Non è il pericoloso esercito che mette in allarme la sinistra. A fare luce sui numeri esigui dei medici non vaccinati sospesi che il governo Meloni ha deciso di reintegrare con un mese di anticipo è il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli. “In Italia – spiega alla Adnkronos – oggi sono 3.500 i medici non vaccinati. Di questi, coloro che non sono in età pensionabile – quindi operativi sotto i 68 anni d’età – sono 1.878. E  potrebbero dunque essere collocati nelle strutture sanitarie. In buona parte però, dalla nostra percezione, si tratta di professionisti. Questo vuol dire che circa mille torneranno negli ospedali, stiamo parlando di numeri bassissimi“.

I medici non vaccinati sono meno dell’1%

Il numero di chi non si è immunizzato, insomma, è irrilevante: 3.500 su 468mila, meno dell’1%. “È evidente – aggiunge Anelli – che la stragrande maggioranza dei medici ha ritenuto che il vaccino fosse un presidio fondamentale per esercitare la professione”. I professionisti reintegrati, insomma, sono “pochissimi a fronte di una carenza che sfiora i 20mila medici”, dice ricordando anche che i medici che ora tornano a lavorare dopo la sospensione, in ogni caso, “saranno collocati in situazioni in cui non possano rappresentare rischi per i pazienti. Non andranno certamente in quei reparti dove c’è un livello alto di fragilità”.

Saranno collocati nei reparti non a rischio

Nel dettaglio i dati aggiornati Fnomceo indicano che “al 31 ottobre erano 4.004 i medici e odontoiatri sospesi. Vale a dire lo 0,85% dei 473.592 iscritti. Di questi, 3.543 i medici, 461 gli odontoiatri e 325 i doppi iscritti che, per la stragrande maggioranza, esercitano come odontoiatri”. Considerando l’età dei sospesi, poco meno della metà, e precisamente il 47% dei 3.543 medici, vale a dire 1.665, hanno più di 68 anni e sono per questo fuori dal Servizio sanitario nazionale. “Dei rimanenti 1.878, la percezione” di Anelli “è che la maggior parte siano liberi professionisti, ma non abbiamo, su questo, dati certi. Quello che possiamo dire è che gli Ordini si sono prontamente adeguati alle nuove disposizioni”.

 

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