Open, la Consulta dice sì al conflitto tra Senato e pm fiorentini che indagano su Renzi
La Corte costituzionale ha giudicato ammissibile la richiesta di Palazzo Madama di sollevare il conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato. In merito ai documenti sequestrati al senatore Renzi nell’ambito dell’inchiesta giudiziaria su Open. La fondazione che animò e finanziò la scalata politica del rottamatore alla guida del Pd e la Leopolda.
Open, la Consulta ammette il conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato
Al termine della Camera di consiglio i giudici hanno ammesso sollevazione del conflitto. Con riguardo “agli atti posti in essere nell’ambito di un procedimento penale pendente dinanzi alla Procura della Repubblica di Firenze nei confronti del senatore Matteo Renzi”. Si tratta degli atti di indagine compiuti dai pm fiorentini durante l’inchiesta sulla Open. Che vede tra gli indagati per finanziamento illecito dei partiti, oltre al “giglio magico”, anche l’ex premier.
Si aspetta il giudizio di merito sull’utilizzo dei pm di chat e mail del leader Iv
Dopo il giudizio di ammissibilità, la Consulta dovrà giudicare nel merito. E decidere se i magistrati fiorentini avrebbero dovuto chiedere l’autorizzazione al Senato per inserire nel fascicolo chat ed email risalenti a quando Matteo Renzi era già senatore. Per Palazzo Madama, infatti, la documentazione corrisponde a una intercettazione. L’atto era stato presentato dalla Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari il 20 dicembre 2021. Il Senato ha approvato il ricorso il 22 febbraio con 167 voti, 76 contrari e nessun astenuto. I magistrati che indagano sulla fondazione hanno chiesto il rinvio a giudizio per il leader di Italia Viva, l’ex ministra Maria Elena Boschi, l’ex deputato del Pd Luca Lotti, l’avvocato Alberto Bianchi, già presidente della Fondazione, e l’imprenditore Marco Carrai. Domani davanti al Gup del Tribunale di Firenze è fissata una nuova udienza sulla richiesta di rinvio a giudizio.