Fondazione Open: Renzi, Boschi e Lotti indagati per finanziamento illecito dei partiti

7 Nov 2020 12:54 - di Paolo Lami

Renzi, Boschi e Lotti sono indagati dalla Procura di Firenze per finanziamento illecito dei partiti.

Matteo Renzi, leader di Italia Viva, è indagato dai pubblici ministeri fiorentini nell’ambito dell’inchiesta che i magistrati del capoluogo toscano stanno conducendo da mesi sulla Fondazione Open.

Open è la cassaforte del cosiddetto “Giglio magico” chiusa nel 2018 e nata dalle ceneri della Fondazione Big Bang che vide la luce nel 2012 con l’intento, anch’essa, di supportare finanziariamente il renzismo.

L’ipotesi di reato che la Procura di Firenze contesta all’ex segretario del Pd, alla deputata Maria Elena Boschi, capogruppo di Italia Viva alla Camera, e al deputato Pd Luca Lotti, ex-ministro dello Sport, è appunto quella di finanziamento illecito ai partiti.

I nomi dei tre sono stati iscritti nel registro degli indagati dai sostituti procuratori Luca Turco e Antonino Nastasi.

Con le iscrizioni di Renzi, Boschi e Lotti salgono, dunque, a 5 gli indagati dell’inchiesta su Open, la Fondazione attiva tra il 2012 e il 2018 per sostenere finanziariamente l’ascesa e l’attività politica dell’ex-sindaco di Firenze, Matteo Renzi.

Erano già indagati dalla Procura di Firenze, fin dall’inizio dell’inchiesta, l’avvocato Alberto Bianchi, presidente della Fondazione Open fino al suo scioglimento – accusato del reato di traffico di influenze – e il manager Marco Carrai. Che è nel consiglio direttivo della stessa Fondazione Open con Maria Elena Boschi, segretario generale, e Luca Lotti.

Lotti è stato rinviato a giudizio la scorsa estate dal gup di Roma con l’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta Consip.

Gli indagati dell’inchiesta sulla Fondazione Open, come riportato oggi dal quotidiano “La Verità” e confermato da alcuni legali, hanno ricevuto un invito a comparire in Procura per il prossimo 24 novembre, “per rispondere ad interrogatorio con l’assistenza del difensore di fiducia già nominato”.

A tutti e cinque gli indagati è contestato il finanziamento illecito continuato “perchè in concorso tra loro, in esecuzione di un medesimo disegno criminoso”, Bianchi, Carrai, Lotti e Boschi, in quanto membri del consiglio direttivo della Fondazione Open “riferibile a Matteo Renzi, articolazione politico-organizzativa del Partito democratico (corrente renziana), ricevevano, in violazione della normativa citata, i seguenti contributi di denaro che i finanziatori consegnavano alla Fondazione Open“, per un totale di circa 7 milioni di euro: 670.000 nel 2012, 700.000 nel 2013, 1,1 milioni nel 2014, 450.000 nel 2015, 2,1 milioni nel 2016, 1 milione nel 2017 e 1,1 milioni nel 2018.

I finanziamenti coprirebbero il periodo in cui Renzi partecipò alle primarie del Pd, poi diventandone segretario e infine eletto senatore nel marzo 2018, mentre Boschi e Lotti sedevano alla Camera dei deputati nelle file del Pd.

L’indagine dei pm fiorentini è iniziata nel settembre 2019 con i sequestri della documentazione nello studio dell’avvocato Bianchi, braccio destro di Renzi fin dalla prima Leopolda.

I sequestri si sono poi estesi anche ai finanziatori di Open.

Per la Procura di Firenze e il Tribunale del Riesame la Fondazione Open “appare aver agito da “articolazione” di partito politico, in quanto vi sono i riferimenti alle ‘primarie dell’anno 2012‘, al ‘Comitato per Matteo Renzi segretario‘, alle ricevute di versamento da parlamentari“.

E, inoltre, la Fondazione Open “ha rimborsato spese a parlamentari e ha messo a loro disposizione carte di credito e bancomat“.

A questo si aggiunge il fatto, secondo la magistratura fiorentina che “gli esiti dell’attività investigativa svolta evidenziano significativi intrecci tra prestazioni professionali rese dall‘avvocato Bianchi e da suoi collaboratori e finanziamenti alla Fondazione Open“.

Nelle motivazioni con cui il 15 settembre scorso hanno annullato con rinvio il provvedimento del Riesame che aveva respinto il ricorso dei legali di Marco Carrai, la Cassazione sostiene, invece, che non è stato provato che la Fondazione Open agisse come un’articolazione di partito.

Pertanto la Cassazione ha sancito l’illegittimità dei decreti di sequestro della documentazione compiuta nei confronti di Carrai e anche dei finanziatori non indagati nell’inchiesta, tra cui il finanziere David Serra.

L’inchiesta della Procura di Firenze su  Open da cui sono usciti, fra l’altro, i soldi per finanziare anche la Leopolda, la kermesse renziana, ha portato già a diverse perquisizioni per acquisire il materiale relativo ai flussi di denaro che arrivavano e ripartivano dalla Fondazione.

Nel corso delle perquisizioni erano emerse due corpose liste di finanziatori della Fondazione Open fra cui il finanziere Davide Serra, la società British American Tobacco, il gruppo Moby di Vincenzo Onorato. Ma, soprattutto, era emersa una sorta di “prezzario” che veniva inviato dalla Fondazione con la richiesta di soldi, comunque legale.

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