Meloni a passo spedito: “Governo? Volevo una squadra che funzionasse, inattaccabile. Ci sono riuscita”

1 Nov 2022 13:57 - di Ginevra Sorrentino
Giorgia Meloni

Giorgia Meloni procede a passo spedito, con sollecitudine e forte di una soddisfazione espressa ancora ieri nella conferenza che ha seguito il Cdm. E che ha illustrato la road map dei primi interventi su giustizia, sicurezza e salute. E sicura di una collaborazione sinergica con tutte le forze in campo, che segna il percorso al via di un esecutivo di alto profilo che, ha ribadito a ogni intervento pubblico il presidente del Consiglio, lavorerà sodo e con determinazione, per rispondere a tutte le urgenze degli italiani.

Meloni procede a passo spedito. «Volevo una squadra inattaccabile»

Del resto, come la Meloni racconta a Bruno Vespa nel libro del giornalista di Raiuno, La grande tempesta. Mussolini, la guerra civile. Putin, il ricatto nucleare. La Nazione di Giorgia Meloni, «non ho mai temuto davvero di non riuscire a fare un governo. Anche se ho preso in considerazione l’ipotesi di presentarmi in Parlamento senza un accordo preventivo con tutti gli alleati, quando alcune proposte mi sono sembrate irricevibili… Nonostante io fossi andata incontro a tutti senza sfogliare il manuale Cencelli, perché i numeri avrebbero detto altro. Ma a me interessava formare una squadra che funzionasse – ha aggiunto il capo dell’esecutivo – un governo inattaccabile. Serio. Adeguato. Ben calibrato. E credo di esserci riuscita», aggiunge il premier.

Governo, Meloni: con Salvini rapporto nuovo. Il Cav? Qualche incomprensione in più, ma superata

Le negoziazioni dei rapporti politici e le incomprensioni dei giorni della formazione della squadra di governo sono decisamente acqua passata. Defluita definitivamente e su cui è piovuto inarrestabile il nuovo corso inaugurato col giuramento del 22 ottobre scorso. Tanto che, sempre a Vespa, la Meloni racconta: «Con Salvini si è stabilito un rapporto nuovo e diverso». Il leader della Lega, spiega il premier, «ha capito quel che si poteva e quel che non si poteva fare. E mi ha aiutato a cercare soluzioni. In certe situazioni lui mi ha chiesto di aiutarlo, in altre io l’ho chiesto a lui. Franchezza reciproca senza polemiche. Un mediatore? Beh, il fatto di non schierarsi aprioristicamente con Berlusconi mi ha aiutato molto»…

«Con il Cavaliere? Qualche incomprensione in più, figlia solo del passaggio di testimone»

E con il Cavaliere? Chiede Vespa. «Con lui c’è stata qualche incomprensione in più, figlia del passaggio di testimone», risponde Giorgia Meloni. «Quando si vivono certi momenti epocali, è fatale che ci siano delle scosse. Non so quanto sia stato ben consigliato all’inizio, ma devo riconoscergli la lucidità di capire quali fossero alla fine le priorità per non deludere chi aveva creduto in noi. E nel ritorno dopo undici anni a un governo politico di centrodestra. Il suo discorso sulla fiducia pronunciato al Senato il 26 ottobre è stato bello e importante. Sono stata contenta di applaudirlo». Poi Vespa chiede a Giorgia Meloni perché ami parlare di “Nazione” e non di “Paese”. La risposta è altrettanto sincera e di cuore: «Perché Paese è un luogo fisico, chiuso e delimitato. Mentre la Nazione è un luogo dell’anima che tiene insieme cultura, identità, condivisione».

Meloni su Macron: «Un colloquio franco. Gli ho contestato un atteggiamento predatorio della Francia»

Non solo i nostri confini. Giorgia Meloni – in procinto di partire giovedì 3 novembre per Bruxelles, dove incontrerà i vertici delle istituzioni europee – racconta a Bruno Vespa il summit del 23 ottobre con Emmanuel Macron. E rivela: «Abbiamo conversato per un’ora a quattr’occhi sulla terrazza dell’Hotel Meliá. Siamo persone che amano entrambe la franchezza e abbiamo parlato di tutto con la massima chiarezza: delle cose che ci uniscono e di quelle che ci dividono». E ancora. «Ho illustrato la nostra decisione di difendere il marchio made in Italy», prosegue Meloni.

«Caro Emmanuel, tu difendi gli interessi francesi, io quelli italiani. Lealtà e franchezza ci porteranno solo vantaggi»

Così come «ho contestato l’atteggiamento predatorio che la Francia ha manifestato in qualche occasione. E ho trovato una perfetta comunità d’intenti nella difesa della sovranità alimentare alla quale anche la Francia tiene molto. Abbiamo parlato di Libia, di immigrazione, e infrastrutture. Gli ho detto: caro Emmanuel, tu difendi gli interessi francesi, io quelli italiani. Su certe cose andremo d’accordo. Mentre su altre litigheremo. Ma la lealtà e la franchezza potranno portare soltanto vantaggi ai nostri rapporti. L’ho trovato assolutamente d’accordo su questa linea».

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