L’ira di Soumahoro: «Provano a infangarmi, ci vediamo in tribunale». E riceve la solidarietà di Lucano
«Grazie di cuore per l’affetto e la solidarietà che mi state manifestando. Stanno provando a infangare la mia persona su una vicenda in cui non c’entro nulla. A chi in queste ore sta usando i miei affetti per colpirmi dico solo: ci vedremo in tribunale. Non ci fermeranno». Lo scrive su Facebook Aboubakar Soumahoro, dopo il caso delle presunte irregolarità contrattuali denunciate da alcuni lavoratori impiegati in due cooperative pontine gestite dalla suocera e dalla moglie del deputato di Alleanza Verdi e Sinistra. Le denunce, come riporta l’Adnkronos, sono al vaglio della Procura di Latina e dei carabinieri.
Soumahoro: «Non consentirò a nessuno di infangare la mia integrità morale»
Una notizia riportata da quotidiani e agenzie di stampa che ne hanno dato conto come normalmente fanno sempre, ma che ha provocato l’ira del parlamentare che già ieri aveva affidato ad un post su Fb la sua indignazione. «Falso! Non c’entro niente con tutto questo e non sono né indagato né coinvolto in nessuna indagine dell’Arma dei carabinieri, di cui ho sempre avuto e avrò fiducia. Non consentirò a nessuno di infangare la mia integrità morale. Per questo, dico a chi pensa di fermarmi, attraverso l’arma della diffamazione e del fango mediatico, di mettersi l’anima in pace. A chi ha deciso, per interessi a me ignoti, di attaccarmi, dico: ci vediamo in tribunale! Ho dato mandato ai miei legali di perseguire penalmente chiunque infanga il mio nome o la mia immagine, mi diffama o getta ombra sulla mia reputazione».
La solidarietà di Mimmo Lucano
Oggi Soumahoro ha ricevuto la solidarietà di Mimmo Lucano, ex sindaco di Riace, condannato in primo grado a 13 anni e 2 mesi di carcere per le sue politiche sull’accoglienza dei migranti. «È una delegittimazione mediatica – ha detto – che si ripete sempre uguale quando qualcuno si batte per la tutela dei diritti delle persone più deboli. È un conto da pagare, quasi un effetto collaterale obbligato». «Non giudico i fatti, non ho elementi – precisa Lucano all’Adnkronos – ma ho passato queste sofferenze, so quello che si prova: è una violenza per l’anima, sembra che tutto quello che si fa, il senso dell’impegno di una vita, venga meno. È un modo per uccidere l’anima, è una violenza che si subisce», denuncia. Poi Lucano straparla e attacca: «Sono sempre le destre che vogliono dimostrare che non può esistere un teorema di solidarietà, di rispetto per il senso più profondo della giustizia verso i deboli».