Berlato (FdI-Ecr): «La legge sulla caccia è ormai obsoleta e inadeguata. Va aggiornata»

16 Nov 2022 17:12 - di Mia Fenice
Berlato

Sergio Berlato, europarlamentare di Fratelli d’Italia-Ecr, presenta una proposta per la modifica della legge statale sulla caccia. «La caccia – spiega, l‘europarlamentare di Fratelli d’Italia-Ecr in una nota – a livello europeo è regolamentata da due principali direttive, la direttiva uccelli (2009/147/Cee) e la direttiva habitat (92/43/Cee). Noi abbiamo una legge vecchia di trent’anni che disciplina la materia, la numero 157 approvata dal Parlamento italiano nel lontano febbraio 1992.

Diventa quindi necessario – afferma – aggiornare una legge divenuta ormai obsoleta ed inadeguata a garantire una corretta gestione del patrimonio faunistico e degli habitat naturali. Riteniamo necessario adattarla al contesto, anche temporale, in cui va applicata, sicuramente nel rispetto delle direttive comunitarie ma anche nel rispetto degli usi, costumi, tradizioni locali».

Berlato, proposta per la modifica della legge statale sulla caccia

La proposta ha due punti costituenti. «Il primo – spiega Berlato – è quello di inserire il concetto delle “cacce per periodi e per specie”. Significa definire archi temporali all’interno dei quali possono essere prelevate le specie considerate in buono stato di conservazione a livello europeo ed abbondantemente presenti sul territorio nazionale. Il prelievo venatorio non deve in alcun modo incidere negativamente sullo stato di conservazione delle specie. La caccia in Italia non deve essere concepita come elemento di danneggiamento o di distruzione ma come elemento indispensabile per garantire una corretta gestione del patrimonio faunistico e degli habitat naturali. Un recente studio dell’Agenzia europea per l’ambiente dimostra che il prelievo venatorio incide sullo stato di conservazione degli animali solo per lo 0,6 per cento. Ben diverso è l’impatto sull’ecosistema provocato ad altri fattori quali l’inquinamento, la cementificazione e la distruzione degli habitat naturali».
I cacciatori e gli altri portatori della cultura rurale, continua Berlato, «possono definirsi come dei veri ambientalisti perché non difendono l’ambiente per moda ma per necessità perché sanno benissimo che se non c’è ambiente non c’è fauna e se non c’è fauna non è possibile neppure esercitare l’attività venatoria.
I portatori della cultura rurale sanno benissimo che l’ambientalismo non deve essere solamente predicato ma deve essere soprattutto praticato».

Berlato: «Il rispetto degli usi, costumi e tradizioni locali»

Il secondo punto qualificante è «il rispetto degli usi, costumi e tradizioni locali delle singole regioni italiane, a volte molto diversi regione per regione ma non per questo meno meritevoli di eguale rispetto.
Vogliamo ricordare che la caccia è una parte importante ed insostituibile della nostra storia, della nostra cultura e delle nostre tradizioni che viene esercitata da persone dalla fedina penale perfettamente pulita che attraverso una sapiente gestione, garantiscono un equilibrio tra le varie specie di fauna selvatica, garantendo la compatibilità della fauna stessa con le attività antropiche».

Consistente incremento della fauna selvatica, sia cacciabile che non cacciabile

E poi continua: «Grazie al lavoro svolto in sinergia tra tutti i portatori della cultura rurale e cioè dagli agricoltori, dagli allevatori, dai pescatori, dai cacciatori e la parte propositiva e non integralista del mondo ambientalista, abbiamo visto ottenere notevoli risultati a beneficio dell’ecosistema con un consistente incremento della fauna selvatica, sia cacciabile che non cacciabile. Per far capire meglio il nostro concetto vogliamo utilizzare un esempio ben noto nella cultura rurale: il patrimonio faunistico è come un albero da frutto che, per poter produrre frutti rigogliosi, deve essere oggetto di continue manutenzioni e di interventi da parte di mani esperte. L’albero da frutto deve essere tenuto libero dalle erbe infestanti, deve essere irrigato quando serve, ma deve essere soprattutto potato. La caccia – conclude – rappresenta per il patrimonio faunistico un’indispensabile azione di potatura equilibrata fatta da mani esperte, grazie alla quale l’albero da frutto garantirà frutti rigogliosi non solo per le presenti ma anche per le future generazioni».

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