Shoah, Edith Bruck contro la Meloni: “Non credo alle sue parole. Non voglio che si parli di memoria”

17 Ott 2022 10:32 - di Federica Argento
Edith Bruck Meloni

“Non le credo”. Giorgia Meloni ha pronunciato parole importanti nell’anniversario del rastrellamento del ghetto di Roma (“Vile e disumana deportazione: una memoria che sappiamo essere di tutti gli italiani “). Ma Edith Bruck, Ma Bruck, scrittrice ungherese sopravvissuta ai campi di sterminio, dichiara di non credere assolutamente agli esponenti della destra. E lo ripete più volte ostilmente e ostinatamente: «No, no, no. Non voglio che loro parlino di memoria». Addirittura.

Edith Bruck: “No, no, no. Non voglio che loro parlino di memoria”

La Stampa prosegue sulla linea – infruttuosa- preelettorale, delegittimando ogni parola che la premier in pectore ed esponenti di centrodestra pronunciano. Nei loro discorsi di insediamento al Senato e alla Camera, sia La Russa che Fontana hanno fatto delle affermazioni importanti su questa odiosa pagina di storia, parlando di “pagina buia” e “raccapricciante”. Nonostante ciò, la Stampa fa la Stampa. Il quotidiano è stato forse il  più ostile contro la leader di FdI in campagna elettorale. E lo è ancora oggi, a campagna elettorale terminata e a governo ormai quasi ultimato. Va da sé che in quest’ottica,  le parole di Giorgia Meloni sul rastrellamento ghetto di Roma non bastino. E che addirittura non siano credute.

Meloni, Edith Bruck su La Stampa: “Non è possibile cambiare da un giorno all’altro”

Per cui sul quotidiano torinese troviamo un lunga intervista in cui Edith Bruck dichiara una posizione già affermata tempo fa. Quando in piena campagna elettorale, Giorgia Meloni in un videomessaggio alla stampa estera condannò le leggi razziali. Anche allora, Edith Bruck sosteneva su La Stampa di non credere alle sue parole. In entrambe le occasioni si tratta di affermazioni impegnative: dare della bugiarda, sostanzialmente, alla leader di Fratelli d’Italia. E non è certo casuale che la scrittrice ungherese in campagna elettorale sia stata una delle più presenti nel salotti di la7 dalla Gruber a pronunciare anatemi contro la Meloni con parole di fuoco.

Edith Bruck non crede alla Meloni: “Parole vuote per legittimarsi”

Alla domanda sul perché non dare credito a Giorgia Meloni che allontana l’ombra del fascismo, lei risponde categorica «È assolutamente impossibile. È difficile credere che Meloni, La Russa e gli altri rinneghino la loro fedeltà a certi valori, così da un giorno all’altro». Una posizione che non ammette dialogo. Per cui secondo lei  «sono parole vuote, Meloni è obbligata a dire certe cose per fare la presidente del Consiglio, per legittimarsi in Italia e all’estero».

Siamo alle solite. Queste parole racchiudono il sentire di una sinistra per la quale parole, atti e pronunciamenti effettuati dalla destra non sono mai abbastanza. C’è sempre scetticismo e malevolenza. C’è sempre qualcos’altro da rinnegare per “accontentare” la sinistra, in un costante gioco al rialzo a cui si sta assistendo in queste ore. Per cui anche la Bruck avrebbe bisogno di una “prova” per credere.

Edith Bruck perentoria alla Meloni: “Tolga la fiamma dal simbolo”

Cosa dovrebbe fare, concretamente, per prendere le distanze dal fascismo?, Giorgia Meloni, chiede Luca Monticelli:  «Innanzitutto togliere la fiamma dal simbolo di Fratelli d’Italia, la stessa che arde sulla tomba di Mussolini. L’abbiamo detto sia io che Liliana Segre, ma Meloni non lo farà mai perché ce l’ha nel cuore, è il liquido amniotico da cui è nata». Sulla fiamma siono stati versati fiumi d’inchiostro per spiegare che con il fascismo non c’entra nulla. Ma non c’è peggior sordi di chi non vuol sentire. Per cui l’intervista si incaglia su posizioni preconcette e ideologiche.

Per la sinistra le parole della destra non bastano mai

Sarebbe contenta se la Meloni  cacciasse i nostalgici dal partito? Chiudere il museo di Predappio?, le chiedono. No. «Penso che i militanti di Fratelli d’Italia ci vadano a Predappio…». Su La Russa che ha definito la razzia del ghetto di Roma una pagina buia della storia, è velenosa: «Ecco appunto, La Russa. Abbiamo visto chi hanno eletto. Davvero crediamo che uno come La Russa sia cambiato improvvisamente? Dopo essere stato proclamato presidente del Senato, ha fatto un discorso in cui ha parlato del padre fascista come di un esempio». Si dichiara preoccupata. “La destra sta andando avanti dappertutto, siamo avvolti in una nebbia sempre più fitta». Ecco leggere parole così ultimative fa male.

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