Senato, dalla Segre appello per una memoria condivisa: «La storia è patto tra generazioni»

13 Ott 2022 12:36 - di Francesca De Ambra
Segre

Un discorso di auspici, ma nel quale non sono mancati moniti politici. Denso di memoria, ma anche di futuro. A Palazzo Madama la XIX legislatura si apre nel segno di Liliana Segre, senatrice a vita, ebrea, sopravvissuta alla Shoah. «Il caso ha voluto – ha sottolineato con voce rotta dall’emozione – che in una giornata di ottobre io sedessi sul più alto scranno del Senato. Era ottobre anche quando, nel 1938, le leggi razziali imposero a me bambina di lasciare vuoto il mio banco a scuola». Così come ad ottobre ricorre, ha ricordato ancora, «il centenario della Marcia su Roma e l’avvio del regime fascista». Memoria e futuro – si diceva – tenute legate dal filo della Costituzione.

Liliana Segre inaugura la XIX legislatura al Senato

Alla nostra Carta fondamentale, la Segre ha dedicato più d’un passaggio del suo discorso. L’ha definita come «l’eredità» lasciataci «non solo dai 100mila Caduti della lotta di liberazione» ma anche da quello che ha definito «il loro capofila ideale», cioè «Giacomo Matteotti». Ma la Costituzione richiama anche il tema delle riforme. Sul punto la senatrice è apparsa piuttosto scettica. «Se l’energia impiegata per modificarla l’avessimo utilizzata per attuarla forse oggi non staremmo a parlare della necessità di aggiornarla», ha detto tra gli applausi dell’aula. In apertura la Segre aveva ringraziato il presidente Mattarella e papa Francesco.

Il saluto a Mattarella e al Papa

Successivamente ha dato lettura di un messaggio ai senatori del presidente emerito Giorgio Napolitano. Sarebbe toccato a lui presiedere l’aula nella seduta inaugurale, ma ragioni di salute glielo hanno impedito. È il motivo per cui Segre ha più volte usato l’avverbio «casualmente» riferendosi al proprio intervento. Nel corso del quale, auspicando un sempre minor ricorso da parte del governo alla decretazione d’urgenza, ha rivolto un appello tanto alla futura maggioranza quanto alla futura minoranza. Alla prima ha ricordate le battaglie condotte contro gli abusi imputati ai passati governi, alla seconda ha fatto presente le schermaglie contro gli eccessi addebitati alle opposizioni dell’epoca.

«La politica sia alta e nobile»

Quello della senatrice a vita è stato un appello alla «politica alta e nobile». A «servire le istituzioni», piuttosto che a «servirsi delle istituzioni». Ma anche a cementare lo spirito repubblicano cominciando dalla condivisione delle «ricorrenze scolpite nel grande libro della storia patria». La Segre ne ha indicate tre: 25 Aprile, primo Maggio, 2 Giugno. «Le feste nazionali – ha sottolineato – scandiscono un patto tra generazioni, tra memoria e futuro». Sulla guerra, «tornata nella nostra Europa» e che ha bollato come «follia senza fine», la senatrice ha parlato di «atmosfera agghiacciante che incombe su tutti noi». Per uscirne, ha ricordato le parole di Mattarella, secondo cui la pace «passa dal ristabilimento della verità, del diritto internazionale, della libertà del popolo ucraino».

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