Incubo nucleare, corsa alle pillole di iodio. Ma servono davvero a proteggere dagli effetti delle radiazioni?

4 Ott 2022 11:04 - di Lucio Meo

Le farmacie smentiscono ma a quanto pare anche in Italia è iniziata la corsa alle pillole di iodio, con l”incubo del nucleare che avanza dopo le minacce di Putin e l’escalation del conflitto in Ucraina. Secondo fonti estere, lo stesso Cremlino avrebbe pubblicato un maxi bando per procedere alla compravendita del prodotto mentre la Polonia avrebbe iniziato la distribuzione delle compresse alla popolazione.

Pillole di iodio consigliare nel Piano Nazionale di emergenza nucleare

E l’Italia? Ha un suo piano di emergenza in caso di esplosione nucleare sul territorio o nei paesi dai quali potrebbe arrivare una contaminazione, come accadde a Chernobyl. Nel Piano Nazionale delle misure protettive contro le emergenze radiologiche ci sono diverse indicazioni da dare alla popolazione e quwsto  documento potrà guidare le azioni di autorità e soccorsi in caso di allarme. Tra le indicazioni, c’è anche il ricorso alle pillole allo iodio che dovrebbero servire a impedire l’assorbimento dello stesso iodio, ma radioattivo, da parte della tiroide e a prevenire quindi la malattia. «Il rischio di induzione di carcinoma tiroideo da iodio radioattivo è fortemente dipendente dall’età al momento dell’esposizione; più precisamente la classe di età 0-17 anni risulta quella a maggior rischio di effetti dannosi. Tale rischio si riduce sensibilmente negli adulti e tende ad annullarsi oltre i 40 anni di età», spiega il Piano governativo.

I farmacisti gettano acqua sul fuoco: “Le scorte esistono e sono sufficienti”

I farmacisti, però, negano la corsa all’accaparramento. Le scorte di pillole di iodio, però, le hanno fatte. “Nelle farmacie italiane non c’è nessuna corsa all’acquisto delle pillole a base di ioduro di potassio usate per contrastare gli effetti dell’inalazione di iodio radioattivo o una contaminazione. Assumerle ora da parte gli italiani poi non ha nessuno senso”. Lo riferisce all’Adnkronos Salute Roberto Tobia, segretario nazionale Federfarma, intervenendo sull’escalation di un possibile attacco nucleare della Russia nella guerra con l’Ucraiana. Situazione simile era avvenuta marzo dopo l’attacco alla centrale nucleare di Zaporizhzhia, in quel caso l’allarme per un possibile incidente aveva innescato, soprattutto in Europa, la corsa alle pillole di iodio.

“In Italia abbiamo le scorte di queste pillole e c’è un piano di distribuzione straordinario in caso di vero allarme nucleare anche nelle farmacie, come avviene in altri paesi dove ci sono centrali attive, – ricorda Tobia – Speriamo di non doverlo mai mettere in atto”. Assumere iodio senza una vera necessità, ricordano i farmacisti, potrebbe avere effetti collaterali a carico della tiroide.

I medici: “Non c’è prevenzione che tenga in caso di radiazioni nucleari”

“In caso di uso di armi atomiche difficile possano servire pillole di iodio per proteggere la tiroide dalle radiazioni nucleare perché, molto presumibilmente, lo scenario peggiorerebbe rapidamente e in causa ci sarebbe la salvezza della vita, non solo la prevenzione di danni d’organo. E comunque, seppure tutto si fermasse all’uso di uno solo di questi terribili ordigni, in aree lontane dal nostro Paese ci sarebbe tutto il tempo necessario per organizzare la prevenzione con questa sostanza di cui c’è disponibilità senza timori di carenze”. Così, in merito al rischio di accaparramento di pillole allo iodio, all’Adnkronos Salute Andrea Lenzi, professore ordinario di Endocrinologia all’Università Sapienza di Roma e presidente del Comitato nazionale per la biosicurezza, le biotecnologie e le scienze della vita (Cnbbsv) della presidenza del Consiglio dei ministri.

“Le bombe nucleari non sono mica confetti…”

Si sta parlando di bombe atomiche come se fossero confetti. Non è così. Con un ordigno del genere le persone che sono nell’epicentro dell’esplosione vengono praticamente vaporizzate in un attimo. Poi ci sono i gravi danni da radioattività di chi sta nelle zone vicine – spiega -come le patologie midollari. Infine, per chi è a grande distanza, il pericolo si esprime attraverso il rilascio nell’atmosfera di ioni radioattivi ma anche di cesio, polonio e altre sostanze tossiche. In questo caso la tiroide che è l’organo più sensibile – ricorda Lenzi – rischia di ‘bruciarsi’, ovvero di smettere di funzionare. Può anche succedere che le cellule impazziscano innescando anche una malattia oncologica”.

Da qui l’utilizzo delle compresse di iodio. “Queste pillole a base di ioduro di potassio proteggono la ghiandola tiroidea, prevenendo così l’assorbimento di iodio radioattivo e il rischio di cancro alla tiroide. Ma, nel malaugurato caso – chiosa – ci sarebbe tutto il tempo di organizzarsi e non ci sono pericoli di carenza di questo prodotto“.

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