Pnrr, l’analisi di Tremonti: «Il Piano va riscritto. Oggi c’è l’inflazione, che all’epoca non c’era»
Se Giulio Tremonti ha una dote indiscutibile, è quella di saper attendere. Quasi sapesse che il tempo lavora per lui. Capita a chi lavora sugli scenari più che sulle contingenze del momento. Che si parli di globalizzazione, di ambiente o della rarefazione del ruolo degli Stati nazionali, c’è sempre un suo articolo di anni addietro, quando non un libro, che gli consente di dire “io l’avevo previsto“. E non è millanteria, come conferma l’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera.
«Il capitalismo ha abusato dell’ambiente»
Il professore, oggi candidato con Fratelli d’Italia, parte dalla sua ultima fatica editoriale (Globalizzazione – Le piaghe e la cura possibile, Solferino editore) per assestare un colpo alla globalizzazione capitalista, paragonandola nientemeno che a Stalin. Come il dittatore georgiano, spiega, «il capitalismo si è mosso senza remore sulle rotte della sua rivoluzione globale». Un esito che ha sorpreso molti, ma non lui che già nel 1989 scriveva sul Corriere «che a duecento anni dalla Rivoluzione francese stava per spezzarsi la catena Stato-territorio-ricchezza che a lungo andare avrebbe eroso il potere degli Stati, e quindi della politica». Proprio quel che è accaduto.
Tremonti e la lettera di Draghi-Trichet del 2011
Ma Tremonti è anche il politico che non si spella le mani per il whatever it takes di Mario Draghi, i cui effetti, sul lungo periodo, potrebbero rivelarsi perniciosi. Tanto più che citare l’ex-presidente della Bce equivale ad evocare la famosa lettera del 2011, a firma Draghi-Trichet, che di fatto aprì la crisi del quarto governo Berlusconi. «Gli estensori di quella lettera, tra l’altro – ricorda oggi -, furono due ministri del governo uscente: Daniele Franco, che agiva onestamente da funzionario, e Renato Brunetta».
«Gli eurobond li ho proposti io nel 2003»
Una ferita ancora aperta. Perché Draghi, sottolinea Tremonti, firmò la lettera nonostante da governatore di Bankitalia «aveva appena approvato i conti pubblici italiani definendo “saggia e prudente” la gestione che ne era stata fatta negli ultimi tre anni». Acqua passata si dirà, dal momento che oggi Draghi è soprattutto l’uomo del Pnrr. Ma anche su questo punto, la voce di Tremonti canta fuori dal coro. «Quel piano – argomenta l’ex-ministro – è stato scritto in un’altra epoca. Non prevedeva l’inflazione, che adesso c’è». In più sono cambiate anche le priorità a base degli investimenti. «Mi permetto di far notare – rivendica in conclusione Tremonti – che il Pnrr è finanziato per via degli eurobond che avevo proposto nel 2003».