Monaco ’72: un telex dell’intelligence italiana rivela che (forse) la strage si poteva sventare

6 Set 2022 13:45 - di Guido Liberati
Monaco '72

Cinquant’anni fa il massacro di atleti israeliani nell’attentato terroristico alle Olimpiadi di Monaco nel settembre ’72 scioccò il mondo. I Giochi dovevano essere la consacrazione gioiosa della Germania occidentale, pacifica e democratica, per far dimenticare le Olimpiadi ‘naziste’ di Berlino nel 1936, ma finirono nel sangue con la morte di 11 israeliani, un poliziotto tedesco e 5 terroristi.

L’attentato fu condotto da un commando di otto palestinesi del gruppo terrorista Settembre Nero, che riuscì a introdursi nel villaggio Olimpico grazie anche alla scarsa sicurezza, voluta dagli organizzatori per mantenere un’atmosfera rilassata e festosa. Il commando superò la recinzione alle prime ore del 5 settembre e fece irruzione negli alloggi della squadra israeliana. Due atleti che avevano tentato di opporre resistenza furono subito uccisi, altri nove furono presi in ostaggio. Anni dopo si venne a sapere che uno dei due primi atleti uccisi, il sollevatore di pesi Jossef Romano, originario di una famiglia ebrea italiana di Bengasi, era stato anche torturato ed evirato.

Le Olimpiadi di Monaco ’72 finirono nel sangue: 17 morti

La “preoccupazione” dei Servizi tedeschi “per lo svolgimento delle Olimpiadi di Monaco” e l’iniziativa di compilare uno “schedario” dei terroristi da scambiare tra Paesi europei. Già un anno prima del massacro alle Olimpiadi estive del 5-6 settembre ’72 a Monaco di Baviera, i governi, incluso quello italiano, e i servizi europei erano in allerta per possibili minacce. Emerge da un telex per la Germania, datato 31 agosto 1971, scritto dall’allora direttore degli Uffici Affari Riservati del ministero dell’Interno Federico Umberto D’Amato al capo dell’intelligence interna tedesca, Hubert Schrübbers, con oggetto “Collaborazione dei servizi di sicurezza europei – Prossima riunione a Colonia”. Il documento, che l’Adnkronos ha potuto visionare, spunta a 50 anni dall’eccidio messo a segno da un commando dell’organizzazione terroristica palestinese Settembre Nero, che costò la vita a 11 atleti israeliani, a 5 terroristi e a un poliziotto tedesco.

Un telex di D’Amato (Affari Interni): “Pericolo dal terrorismo arabo”

Proprio in vista della riunione del cosiddetto ‘club di Berna’ prevista per l’autunno di quell’anno a Colonia e di un’altra a Roma nella primavera successiva, D’Amato scrive al collega sugli argomenti in discussione: “Il più importante – si legge nel telex, finito al centro delle ricerche svolte dalla studiosa della Shoah ed esperta di storia dell’Ebraismo Giordana Terracina – mi sembra quello dello schedario dei terroristi”. Uno schedario che, come emerge dalla comunicazione, sarebbe stato “compilato su un formulario” stampato dai servizi di sicurezza “svizzeri” e inviato ai nove paesi europei in un “congruo numero di copie” circa “mille”. “Sarebbe opportuno – scriveva D’Amato – che ogni delegazione ne riempia il maggior numero possibile, in modo che attraverso la consegna reciproca che viene fatta nel corso della riunione, lo schedario dei nove paesi nascerà appunto nel corso della riunione stessa”.

Nel telex l’allora direttore degli Uffici Affari Riservati del ministero dell’Interno Federico Umberto D’Amato faceva riferimento al tema “violenza rivoluzionaria” divenuto argomento “permanente all’ordine del giorno” delle “nostre riunioni” e, in chiusura, sottolineava: “Mi risulta, infine, che i vostri servizi nutrono qualche preoccupazione per lo svolgimento delle Olimpiadi di Monaco, per cui si potrebbe includere questo argomento all’ordine del giorno ed interessare fin da ora i servizi dei Paesi amici”.

Nella riunione precedente del ‘club di Berna’, il 29 e 30 giugno 1971, come si legge dalla relazione recentemente desecretata, i capi delle Intelligence di Germania, Belgio, Francia, Italia, Lussemburgo e Olanda, a cui si erano aggiunti Regno Unito, Svizzera e Stati Uniti, avevano esaminato, su richiesta della Svizzera, la questione di una “difesa comune dei paesi occidentali contro il terrorismo arabo”.

In un altro documento, datato 4 gennaio 1972, sul “Disturbo dei giochi olimpici ’72 a Monaco da parte di forze radicali politiche”, si osservava: “Si temono gravi minacce alla sicurezza interna ed estera da parte di gruppi stranieri politici radicali che, in parte, raggiungono i loro scopi con la violenza e il terrore. Pur non essendo in possesso di notizie concrete – si premetteva – non si può escludere che estremisti e terroristi stranieri possano, durante i giochi olimpici, effettuare attentati (o rapimenti) su ospiti preminenti”.

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