Lavoratori e studenti fuori sede: quei 5 milioni di italiani che rischiano di venire esclusi dal voto

21 Set 2022 12:18 - di Hoara Borselli
fuori sede, voto

Oggi sappiamo che il partito del non-voto si attesta su una percentuale altissima: il 35% che tradotto in numeri saranno 16 milioni di italiani aventi diritto che non si recheranno, per volontà o impossibilità alle urne.

È doveroso fare questa distinzione perché c’è una realtà, non raccontata, di persone, elettori, che saranno conteggiati come disaffezionati alla politica ma che invece avrebbero voluto far sentire la loro voce, o meglio, siglare la loro scheda. Sono i lavoratori o studenti fuori sede.

Tradotto in numeri, come riportato su La Voce sono quasi 5 milioni gli elettori che svolgono la propria attività lavorativa o frequentano corsi di studio scolastici o universitari in luoghi diversi dalla Provincia (o Città metropolitana) di residenza. Si tratta di una cifra non molto distante dal numero degli italiani residenti all’estero e iscritti all’Aire (Anagrafe per gli Italiani residenti all’estero), 5,8 milioni. Sono 1,9 milioni coloro che per rientrare al luogo di residenza attraverso la rete stradale impiegherebbero oltre 4 ore (tra andata e ritorno). Per il 14 per cento circa del totale (quasi 700 mila elettori, la quinta città italiana per dimensione dopo Roma, Milano, Napoli e Torino), invece, il viaggio complessivo (andata e ritorno) è superiore alle 12 ore. La normativa prevede solo un rimborso (parziale) del costo del biglietto di andata e ritorno per chi intende rientrare nel suo comune per recarsi alle urne e pensate che non è prevista alcuna agevolazione sui voli aerei, per gli italiani distribuiti in Europa.

Italiani fuori sede: si può trovare una soluzione con il voto a distanza

È normale dover pagare per quello che ci spetterebbe di diritto? Non è però solo un problema di costi. Non si può non considerare il tempo che si impiega, i disagi che può comportare uno spostamento e l’impossibilità di chi magari quel tempo a disposizione non lo ha.

Che negare il diritto di voto sia anticostituzionale ce lo dice la costituzione stessa, precisamente all’Art.48 che dice : “il voto è personale ed eguale, libero e segreto” nonché che il suo diritto non è limitabile se non per incapacità civile o per effetto di sentenza penale irrevocabile o nei casi di indegnità morale indicati dalla legge”.

Con la legge Tremaglia (2000/2001), è stato esteso il diritto di voto anche ai cittadini italiani residenti all’estero, ai quali, peraltro, è garantita anche una minima quota di rappresentanza nelle due Camere. E in vent’anni nessuno ha mai pensato di estendere la possibilità di voto a chi lavora o studia fuori sede? Speriamo qualcuno intervenga affinché il voto possa diventare uguale per tutti.

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