Elezioni, “Repubblica” arruola anche Amato: «La tutela ambientale è antisovranista»
«La tutela dell’ambiente è antisovranista». A sentenziarlo è Repubblica, titolando un’intervista di Giuliano Amato, in cui il presidente della Corte Costituzionale spiega che temi come clima, natura, paesaggio e persino patrimonio artistico-monumentale esigono standard di tutela sovranazionale. Incontestabile. Il problema nasce quando Amato annuisce alla domanda sulla «coscienza ambientalista quale antidoto al nazionalismo». E risponde: «Necessariamente lo è: tutto ciò che riguarda l’ambiente cancella il sovranismo». Fosse vero, non si capirebbe la scelta del Parlamento di introdurre in Costituzione, all’articolo 9, termini come “biodiversità” ed “ecosistemi“.
Amato intervistato dal quotidiano di Molinari
Se non esistesse anche una competenza nazionale in materia, tali obiettivi non figurerebbero nella nostra Carta fondamentale. Ma è chiaro che Amato pensa agli effetti nefasti che una tutela parcellizzata per confini nazionali della natura produrrebbe a cascata sul mondo intero. Non a caso fa l’esempio del Congo che di recente ha messo a gara una trentina di concessioni per la ricerca di idrocarburi nelle foreste dichiarate patrimonio dell’umanità. Ma il sovranismo non è far quel che si vuole. E certamente non è il Congo a poter fungere da modello in tal senso. La sovranità – e Amato sul punto potrebbe dare lezioni a chiunque – non è un’idea politica, ma un concetto giuridico.
Ma sovranismo non significa menefreghismo
Uno Stato o è sovrano o è un’altra cosa. Significa, ad esempio, che in tema di immigrazione non può consentire alle Ong di utilizzare a loro piacere le nostre coste e i nostri porti. Esattamente come fa la democraticissima Spagna del socialista Sanchez o la Francia del liberale Macron. Il clima, l’acqua e l’aria sono altra cosa. È di tutta evidenza che se Jair Bolsonaro decidesse di radere al suolo la Foresta amazzonica, andrebbe fermato in ogni modo perché quegli alberi sono il più importante polmone del pianeta. C’è poco da discutere. Ma Repubblica sa bene come pescare nel torbido e trasformare tutto in propaganda. Dispiace solo che anche un fuoriclasse come Amato si sia prestato al suo gioco.