Draghi all’Onu, uniti con Ue e Nato su Putin: calpesta regole e diritti. Ma l’Europa faccia di più

21 Set 2022 8:57 - di Redazione
Draghi

A pochi giorni dal voto per le politiche, nel suo discorso all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, Mario Draghi segue le coordinate che da Roma lo portano a Mosca, e dalla politica di casa nostra a quella estera che fa tappa a New York. Con una sosta oratoria obbligata: quella in cui punta a rassicurare gli alleati e, allo stesso tempo, a mandare anche un messaggio “a casa”, ricordando da che parte bisogna “restare”. «L’Italia continuerà a essere protagonista della vita europea, vicina agli alleati della Nato – conferma in apertura e chiusura del suo lungo discorso il premier in uscita all’Onu – aperta all’ascolto e al dialogo. Determinata a contribuire alla pace e alla sicurezza internazionale. Sono gli stessi principi e obiettivi che ispirano le Nazioni Unite, che è necessario e urgente difendere oggi».

Draghi all’Onu: sempre dalla parte di Kiev

Condanna la Russia per l’ultimo affondo sul referendum “farsa” in Ucraina. Blinda il futuro dell’Italia, “protagonista” dell’Ue e al fianco della Nato. Esorta il mondo ad andare avanti nel segno del multilateralismo. Ma chiede anche all’Europa di fare di più: a cominciare dal price cap. Intervenendo al Palazzo di Vetro di New York, Mario Draghi difende le scelte fatte fin qui in difesa di Kiev – a partire dalle sanzioni – per una guerra che vede «un unico responsabile. Aiutare l’Ucraina a proteggersi – rivendica quindi – non è stata soltanto la scelta corretta da compiere. È stata l’unica scelta coerente con gli ideali di giustizia e fratellanza che sono alla base della Carta delle Nazioni Unite e delle risoluzioni che questa Assemblea ha adottato dall’inizio del conflitto».

L’ultima provocazione dei referendum per il Donbass

Il cuore del suo intervento, che arriva quando in Italia è notte fonda, è sul conflitto in Ucraina, che ha precipitato l’Europa in un passato che pensava non appartenerle più, costellato di «bombardamenti di teatri, scuole, ospedali, violenze e soprusi nei confronti di civili e di bambini». Puntuale arriva la condanna sull’ultima provocazione di Mosca: l’annuncio del referendum per l’annessione dei territori occupati. «Finora – le parole del premier – la Russia non ha dimostrato di volere la fine del conflitto: i referendum per l’indipendenza nel Donbass sono un’ulteriore violazione del diritto internazionale che condanniamo con fermezza».

Draghi all’Onu: le responsabilità del conflitto siano «chiare e di una parte sola»

Di più. «L’aggressione dell’Ucraina da parte della Russia e le crisi che ne derivano, alimentare, energetica, economica – esordisce Draghi nella General Assembly Hall – mettono a rischio i nostri ideali collettivi come raramente era accaduto dalla fine della Guerra Fredda». Non c’è dubbio, per il premier italiano, che le responsabilità del conflitto siano «chiare e di una parte sola. Ma è nostra responsabilità collettiva – esorta – trovare risposte a questi problemi con urgenza. Determinazione. Efficacia. Non possiamo dividerci tra Nord e Sud del mondo. Dobbiamo agire insieme e riscoprire il valore del multilateralismo che si celebra in quest’aula».

L’importanza di schierarsi e di farlo tempestivamente

Draghi ricorda che, quando è arrivato il momento di schierarsi, «l’Italia ha agito senza indugi», insieme a tutti i partner «che come noi credono in un sistema internazionale basato sulle regole e sul multilateralismo. Insieme, abbiamo risposto alle richieste del Presidente Zelensky, perché – rimarca alzando il tono della voce –un’invasione militare pianificata per mesi e su più fronti non si ferma soltanto con le parole». E se oggi l’esito di un conflitto che Mosca credeva di chiudere nell’arco di un paio di settimane, con una guerra lampo, «resta ancora imprevedibile è anche grazie alla nostra assistenza militare», rivendica.

Sugli effetti delle sanzioni alla Russia

Ma uno dei punti nevralgici del suo intervento, è il passaggio in cui Draghi difende a spada tratta il risultato ottenuto con le sanzioni. «Hanno avuto un effetto dirompente sulla macchina bellica russa, sulla sua economia. La Russia fatica a fabbricare da sola gli armamenti di cui ha bisogno, poiché trova difficile acquistare il materiale necessario a produrle». E da economista, a riprova delle sue parole, cita i numeri del Fondo Monetario Internazionale, che «prevede che l’economia russa si contragga quest’anno e il prossimo di circa il 10% in totale. A fronte di una crescita intorno al 5% ipotizzata prima della guerra. Con un’economia più debole, sarà più difficile per la Russia reagire alle sconfitte che si accumulano sul campo di battaglia».

Draghi: l’Europa deve fare di più

«L’unità dell’Unione Europea e dei suoi alleati – sottolinea ancora Draghi – è stata determinante per offrire all’Ucraina il sostegno di cui aveva bisogno. Per imporre costi durissimi alla Russia. Mosca ha da subito tentato di dividere i nostri Paesi, a usare il gas come arma di ricatto». L’Italia, sottolinea il premier, ha fatto il possibile per recidere il cordone che la teneva legata. Ma per mantenere una «posizione unita. Risoluta. Coerente con i nostri valori, è essenziale preservare la coesione sociale». Il che, per Draghi, si traduce in un apporto più risolutivo da parte dell’Europa.

Specie sul “price cap”…

«Dobbiamo fare di più – esorta – soprattutto a livello europeo. Come l’Italia sostiene da tempo, l’Unione Europea deve imporre un tetto al prezzo delle importazioni di gas, anche per ridurre ulteriormente i finanziamenti che mandiamo alla Russia. L’Europa deve sostenere gli Stati membri mentre questi sostengono Kiev. L’Unione Europea deve anche usare la forza delle sue istituzioni per mettere i suoi vicini al riparo dalle rivendicazioni russe».

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