Bando ai sondaggi, la parola agli elettori: tutti alle urne, si sceglie il futuro dell’Italia
Ci siamo, finalmente. Tocca ora agli elettori dare un senso alla campagna elettorale più avariata di sempre. Neanche nel 1948 – a tre anni dalla fine della guerra e della dittatura – si è insistito come ora sul fascismo in agguato. Colpa di una sinistra a corto di idee e priva ormai di una narrazione fascinatrice e convincente. Anzi, a dirla tutta Enrico Letta non ne ha azzeccata una. Tanto è vero che prima ha evocato le camicie nere ma poi ha accuratamente evitato di assemblare il Cln per combatterle. Segno che al centrodestra in modalità “pericolo nero” non credeva neppure lui. Diversamente, pur di scongiurarlo, si sarebbe alleato con 5stelle e Terzo polo piuttosto che restare sospeso tra il dire e il fare.
Sinistra divisa su tutto
Molto meglio di lui Conte, che almeno una scorciatoia identitaria è riuscito a imboccarla. Giuseppi ha scommesso tutto sulla forza attrattiva del reddito di cittadinanza – specie al Sud – grazie al quale spera ora di tamponare un’emorragia elettorale che solo qualche mese fa rischiava di dissanguare del tutto il suo M5S. In realtà, Letta, Conte e anche Calenda sono andati divisi perché nulla li unisce se non la pulsione ad andare contro qualcuno: l’altro ieri Silvio Berlusconi, ieri Matteo Salvini, oggi Giorgia Meloni. E sempre con lo stesso logoro armamentario. Guai, però, a trarne la conclusione che la partita sia già chiusa. Vero, tutti i sondaggi indicano nel centrodestra il probabile trionfatore della sfida di domenica, ma da qui a dire che ha già vinto ce ne corre.
Il centrodestra dovrà vincere bene
Innanzitutto perché – come diceva l’imperatore Cecco Beppe in un tempo in cui l’ecografia prenatale non esisteva – l’urna è femmina e quindi non si che cosa partorirà. E poi perché accanto alla sfida quantitativa ne esiste anche una qualitativa. In poche parole non serve solo vincere, ma occorrerà anche vincere bene. Non sono solo Calenda e Renzi a scommettere sull’ingovernabilità in conto terzi (leggi Mario Draghi), c’è anche un Letta che non fa mistero di puntare a una “vittoria mutilata” di Giorgia Meloni e della coalizione per costringere entrambe a partire in salita. Esattamente quel che non deve accadere per evitare di trovarci in debito d’ossigeno già ad inizio gara.
Un segnale anche a Bruxelles
Alle urne, dunque, per dare forza all’unica coalizione capace di rifuggire da una campagna elettorale rancida e passatista. Ogni voto al centrodestra sarà un voto in favore delle soluzioni che gli italiani attendono da decenni: presidenzialismo, fisco equo, giustizia giusta, sicurezza, contrasto alla criminalità di ogni ordine e grado, lotta alla povertà, agli sprechi, alle inefficienze e allo strapotere burocratico, tanto al Nord quanto al Sud. Ma quel voto avrà anche il valore di un chiaro messaggio ai nostri partner di Bruxelles: significa che il centrodestra al governo si batterà soprattutto per un’Europa più italiana e non solo per un’Italia più europea. È ora di cominciare.