Meloni: «Il reddito di cittadinanza è stato un fallimento totale, da 9 miliardi annui» (video)

17 Ago 2022 12:07 - di Sara Gentile
Meloni

«Il reddito di cittadinanza è stato un fallimento totale, nonostante abbia avuto per lo Stato un costo esorbitante pari a circa 9 miliardi di euro l’anno». Lo afferma la presidente di FdI, Giorgia Meloni, in un video messaggio su Fb dal titolo: «Pronti a combattere la povertà investendo sul lavoro».

«Stendendo un velo pietoso – continua – sulle migliaia e migliaia di truffe che ha generato – favorendo anche criminali, mafiosi e spacciatori -, ha fallito come strumento di lotta alla povertà che doveva essere abolita e invece ha raggiunto i massimi storici e ha fallito come misura di politica attiva del lavoro, visto che pochissimi dei percettori del reddito di cittadinanza sono stati alla fine assunti e hanno trovato un lavoro dignitoso».

«FdI l’unica forza politica che non ha mai votato a favore del reddito di cittadinanza»

Per la leader di Fratelli d’Italia, «è l’ennesima riprova del fatto che avevamo ragione quando dicevamo che le risorse per le politiche attive andavano usate per aiutare le imprese ad assumere. Oggi lo dicono un po’ tutti, però rimane che Fratelli d’Italia è stata l’unica forza politica di tutto il Parlamento, nella legislatura appena conclusa, che non ha mai votato a favore del reddito di cittadinanza. Ecco perché noi crediamo che uno Stato giusto non debba mettere sullo stesso piano chi può lavorare e chi non può farlo».

Meloni: «Serve formazione e favorire le assunzioni»

Giorgia Meloni poi sottolinea: «Uno strumento di tutela serve per chi non è in condizione di lavorare: over 60, disabili, famiglie senza reddito che hanno dei minori a carico. Ma per gli altri quello che serve è la formazione e gli strumenti necessari a favorire le assunzioni. Perché la verità è che l’unico modo di combattere ed abolire la povertà è consentire a chi è in una condizione difficile di migliorare quella condizione. Questo non si fa mantenendo le persone nella stessa realtà nella quale si trovano – conclude – ma consentendo loro di avere un lavoro, un lavoro dignitoso e ben retribuito, che possa aiutarle a crescere indipendentemente dalla condizione dalla quale provengono. Questo fa uno Stato giusto».

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