Di Maio usa la Farnesina come ufficio elettorale e riceve Letta per chiedere un collegio sicuro al Pd

2 Ago 2022 20:57 - di Lucio Meo

Letta stringe l’accordo con Calenda sull’alleanza di centrosinistra basata su poltrone e compromessi al ribasso, poi corre a rassicurare Di Maio sui veti, rimossi, a quanto pare, sulla sua formazione politica varata in tandem con Tabacci. Un incontro “elettorale”, nel quale il ministro degli Esteri ha chiesto rassicurazioni innanzi tutto sul proprio collegio blindato, che si è svolto però in una sede istituzionale, la Farnesina.

Di Maio e Letta, il vertice alla Farnesina…

Nulla di illegale, ma forse inopportuno, visto che Di Maio siede su quella poltrona grazie a un partito, il M5S, che ha abbandonato dopo la decisione di Conte di sfiduciare il governo Draghi. Inopportuno anche perché il ministero degli Esteri, con una guerra in corso e nel giorno di massima tensione tra Cina e Usa, forse andrebbe usato per altri motivi, dedicando tempo a questioni più urgenti e meno personali.

L’incontro tra i due sarebbe stato interlocutorio ma in serata Di Maio ha riunito i gruppi di Impegno Civico, la nuova forza politica di cui è a capo, proprio per relazionare su quanto concordato con Letta. Due giorni fa, dopo aver varato il suo nuovo partito, Di Maio si era a sua volta precipitato a riferire al premier Mario Draghi in un’altra sede istituzionale, Palazzo Chigi…

La reazione indignata della Lega

Incontri “elettorali” che scatenano la reazione indignata della Lega. “Di Maio e Letta hanno fatto della Farnesina, una sede istituzionale di primissimo piano che non può essere ridotta a conciliabolo per spartirsi i collegi elettorali. Un utilizzo spregiudicato e inaccettabile delle Istituzioni italiane, che non vorremmo fosse addirittura già oltre il contesto della Farnesina”, dice il senatore Stefano Candiani della Lega.

“Fa sorridere poi che sia stato proprio Letta ad andare da Di Maio, testimonianza chiara di quanto sia disperato dopo che Calenda l’ha sostanzialmente piegato con le firme dell’accordo. Resta la solita doppia morale della sinistra, a cui Di Maio si è adeguato felicemente pur di conservare la poltrona. Palazzo Chigi – aggiunge Candiani – dovrebbe essere più attento ad evitare deviazioni rispetto alle missioni istituzionali dei dicasteri e degli apparati dello Stato. Tra chi diceva ‘mai col partito di Bibbiano’ mentre ora ci scende a patti pur di conservare la poltrona e chi invece silenziosamente è stato vicepresidente di una consociata di Pechino, noi stiamo con gli italiani e le nostre Istituzioni”.

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