Una sinistra senza Speranza. In 261 lasciano Articolo 1: «No ai diktat Pd, sì all’intesa con i 5S»

2 Ago 2022 12:30 - di Francesca De Ambra
Speranza

La notizia è passata pressoché inosservata, quantunque un suo fascino la scissione dell’atomo lo sprigiona sempre. Già, incredibile ma vero, anche i militanti di Articolo 1, il partito di Roberto Speranza, nel loro piccolo, s’incazzano. E se ne vanno. Mica uno solo, in 261 tra dirigenti locali e nazionali. Motivo? L’eccessiva acquiescenza alla decisione  del Pd di escludere il M5S dalla santa alleanza contro «le destre». Una posizione, quella di Letta, bollata dagli stessi scissionisti in una nota come «profondamente sbagliata e politicamente incomprensibile».

Speranza abbondano da dirigenti nazionali e locali

Ragion per cui i 261 dissidenti hanno annunciato che «non seguiremo il gruppo dirigente nazionale di Articolo Uno nelle liste del Pd e ci costituiamo in un area politica interna al partito, “verso il Partito della sinistra e del lavoro” che si rivolge chiaramente anche all’esterno». Appunto, l’anticamera della scissione in un partito nato da una scissione del Pd. Sembra di risentire Corrado Guzzanti nei panni di Fausto Bertinotti in un video tuttora cliccatissimo su YouTube. Ricordate? «Di cosa ha paura la gente oggi – chiedeva l’imitatore – ? Dei virus! E allora noi dobbiamo continuare a scinderci sempre di più! E creare migliaia di microscopici partiti comunisti!».

Tentazione Melénchon

Detto fatto: Il Pd ha partorito Articolo 1, da cui ora è pronto a staccarsi l’annunciato Partito del lavoro, ma senza per questo trascurare i compagni di Sinistra Italiana che prima dell’avvento di Mario Draghi formavano Leu (acronimo di Liberi e uguali) proprio con il partito di Speranza, D’Alema e Bersani. Non è detto che sia un male per la sinistra. In tempi come gli attuali, che vedono il Pd servire in guanti e livrea ogni potere forte del pianeta, un minimo di resipiscenza da quelle parti ci voleva. Non fosse altro che per mettersi nella scia della gauche di Jean-Luc Melénchon, che qualche colpo elettorale dopo anni di astinenza ha pur ripreso a batterlo. Speranza per Speranza, per gli scissionisti meglio l’illusione francese che l’impalpabile leader che si apprestano a salutare.

 

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