Appalti truccati: ex editore della Dire, capo dipartimento del Miur e altri 13 a rischio processo
La Procura di Roma ha chiuso le indagini relative all’inchiesta sugli appalti Miur che nel settembre dello scorso anno aveva portato anche all’arresto dell’imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco, ex editore dell’Agenzia di stampa DIRE. Nell’inchiesta è indagata anche il capo dipartimento del ministero dell’Istruzione, Giovanna Boda che in seguito all’inchiesta aveva tentato il suicidio.
Le indagini, coordinate dal pm Carlo Villani e sviluppate dalle Fiamme Gialle anche attraverso analisi dei flussi finanziari e di segnalazioni di operazioni sospette, avevano riguardato diversi episodi corruttivi nei confronti dell’ex capo dipartimento del ministero dell’Istruzione Giovanna Boda, stimatissima dirigente ministeriale nonché moglie di un noto magistrato.
Con la notifica dell’avviso di conclusione delle indagini, il 415bis che di solito anticipa la richiesta di rinvio a giudizio, a rischiare il processo sono 15 persone, tra le quali Boda e Bianchi di Castelbianco, e 4 societa’. Le contestazioni per l’ex capo dipartimento del ministero dell’Istruzione per le risorse umane e per l’imprenditore sono di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzioni, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio.
Episodi di corruzione per avere appalti del Miur da 23 milioni di euro
Secondo l’accusa la dirigente Miur Boda, incaricata della realizzazione delle procedure per selezionare progetti scolastici, riceveva “indebitamente“ “la dazione e la promessa delle somme di denaro e delle utilità per sé e per terzi per un totale di complessivi 3.201.933 euro per l’esercizio delle sue funzioni e/o dei suoi poteri nonché per il compimento di una pluralità di atti contrari ai doveri di ufficio” da Bianchi Di Castelabianco “legale rappresentante dell’Istituto di Ortofonologia, socio amministratore di fatto della “Come. – Comunicazione & Editoria s.r./.” (Com.e.) direttore scientifico e amministratore di fatto della “Edizioni Scientifiche MA.GI. S.r.1.” (MA.GI.), amministratore di fatto della “Fondazione Mite – Minori informazione Tutela Educazione” (Mite), enti aggiudicatari dal gennaio 2018 al 13 aprile 2021 di affidamenti da parte di Istituti scolastici per complessivi 23.537.377 euro, di cui corrisposti 17.457.976 euro”.
Secondo l’accusa “Boda ha rivelato all’editore della Dire, notizie d’ufficio”
Nell’atto di accusa i pm contestano a Boda anche di aver rivelato a Bianchi di Castelbianco “notizie d’ufficio che avrebbero dovuto rimanere segrete. In particolare, anticipava via e-mail” all’imprenditore “prima della sua pubblicazione, la bozza del bando per il finanziamento di progetti scolastici per il contrasto della povertà educativa, e invitava e lo faceva partecipare a riunioni tenutesi presso il Ministero nelle quali si doveva decidere la ripartizione dei finanziamenti alle scuole a valere sulla Legge n. 440/1997, demandando anche allo stesso imprenditore la decisione finale su tale suddivisione”.
Nell’avviso di conclusione delle indagini sono state individuate come parti offese il Ministero dell’Istruzione, la Presidenza del Consiglio dei ministri-dipartimento delle pari opportunità e l’Agenzia delle Entrate. Secondo quanto emerge due indagate, tra cui la segretaria dell’ex capo dipartimento, hanno chiesto di patteggiare.