Centrodestra, Salvini zittisce gufi e rosiconi: «Giorgia premier? È la democrazia…»
È durato lo spazio di un mattino il tormentone mediatico su Matteo Salvini in modalità rosicone in caso (probabilissimo, stando ai sondaggi) di vittoria di Fratelli d’Italia nel derby interno con la Lega del prossimo 25 settembre. Giusto il tempo di un incontro ravvicinato con Giorgia Meloni in quel di Messina, dove entrambi avevano precedentemente comiziato a poca distanza l’uno dall’altra. «In dieci minuti non abbiamo affrontato lo scibile umano, ma ci siamo abbracciati sorridendo pensando a quanto è bello in centrodestra unito e a quanto sono litigiosi gli altri», ha tenuto a precisare Salvini subito dopo l’incontro.
Salvini e la Meloni s’incontrano in Sicilia
Non che vi fosse necessità di un chiarimento ma, come raccomandava una nota pubblicità, prevenire e meglio che curare. Esattamente quel che ha fatto il leader leghista, pronunciando anche a Comiso parole a prova di bomba, con buona pace di gufi e profeti di sventure. «Perché dovrei oppormi a un incarico a Giorgia Meloni – ha chiesto ai giornalisti – ? È la democrazia. Con umiltà e scaramanzia, credo che la partita non sia chiusa. Non abbiamo ancora vinto niente: chi vince e prende un voto in più degli altri deve avere l’onore e l’onere di governare questo Paese. Se sarò io, sarà per me un’emozione».
«Il ponte sullo Stretto va realizzato»
Archiviato il tormentone sulla presunta e irrimediabile rivalità con la Meloni, Salvini ha spiegato che con la leader di FdI «abbiamo parlato di Sicilia, di Italia, di futuro, governo, preoccupazione per le bollette». Già, il prezzo del gas è la vera emergenza di questa campagna elettorale. «Qui non si tratta di un capriccio di Salvini – ha sottolineato parlando di sé in terza persona -, ma rischiamo di avere le fabbriche vuote. Ogni giorno che passa è un giorno perso». L’ultimo pensiero il leader della Lega lo dedica al ponte sullo Stretto, di cui si parla ormai da troppo tempo: «È ora che si faccia».