Calenda e Renzi uniti contro Di Maio. Il leader di Italia Viva: «Se si candida nel Pd è senza dignità»
La migliore, come spesso gli capita, la racconta Oshø con la sua foto sul Tempo. Vi si vede Luigi Di Maio tra i banchi del governo che chiede al suo vicino di poltrona, il ministro Lorenzo Guerini: «Ma sto diritto di tribuna non c’entra niente col San Paolo vè?». Formidabile. Ironie a parte, la sorte politica del ministro degli Esteri rischia di diventare un caso. Solo l’altro ieri l’ex-capo politico 5Stelle ha presentato il nuovo simbolo di Impegno civico, il nuovo partito fecondato nell’utero in affitto di Bruno Tabacci. Ma dopo il veto calato ieri da Carlo Calenda rischia di diventare fatica sprecata. L’intesa del segretario di Azione con Enrico Letta prevede infatti l’esclusione di tutti i transfughi grillini, Di Maio compreso, dai collegi uninominali.
Di Maio garantito dal “diritto di tribuna”
Una condizione pesante, accettata forse con troppa leggerezza dal segretario dem, costretto infatti ad aggirare il diktat dell’alleato caricandosi lui di Di Maio. In che modo? Offrendogli un posto in lista nel Pd. E qui torniamo ad Oshø e al suo diritto di tribuna. Per il ministro degli Esteri non è facile. Ove infatti accettasse, sarebbe il primo caso al mondo di leader politico candidato in una lista diversa da quella che porta il suo nome, appunto quella presentata due giorni fa. Un vero pasticcio. Che ha esercitato su Matteo Renzi lo stesso effetto del sangue sugli squali. Il leader di Italia Viva ha più di un macigno nelle scarpe e non vede l’ora di liberarsene. A maggior ragione ora che le circostanze lo obbligano a tentare la corsa solitaria.
Il leader di Azione: «Operazione senza senso»
«Letta – scrive Renzi – ha proposto il diritto di tribuna. Che significa? Un posto garantito come capolista del Pd a tutti i leader dei partiti in coalizione. Così entrano in Parlamento. Lo hanno proposto anche a noi. Pare che al momento Di Maio abbia accettato di correre con il simbolo del Pd». E conclude: «Amici miei, ma la dignità dov’è?». In verità, è quel che si chiedono in molti. Ma più delle parole di Renzi, sono destinate a far rumore quelle di Calenda. Innanzitutto perché lui da ieri è ufficialmente alleato di Di Maio e poi perché aveva promesso lo stop alle polemiche («non c’è più la pre-partita, c’è la partita e dobbiamo vincerla»). Ma non è durato molto. Giusto il tempo di rispondere ad una domanda di Sky Tg24 sull’eventuale candidatura del titolare della Farnesina nel Pd: «Non so e comunque mi domando l’utilità… ma se elettori del Pd sono felici, votassero Di Maio».