Sorelline rom morte nel rogo alla periferia della Capitale: confermati 30 anni al bosniaco Seferovic
Diventa definitiva la condanna a trent’anni per Serif Seferovic per la morte delle tre sorelle Elisabeth, Francesca e Angelica Halilovic, di 20, 8 e 4 anni, uccise nel rogo del camper nel parcheggio di un centro commerciale a Centocelle il 10 maggio 2017 in seguito al lancio di molotov. I giudici della prima sezione penale della Cassazione hanno rigettato il ricorso dell’imputato contro la sentenza dei giudici della Prima Corte d’Assise d’Appello che il 7 gennaio del 2021 lo avevano condannato a trent’anni di carcere, contro l’ergastolo inflitto in primo grado.
Seferovic, che era stato fermato a Torino pochi giorni dopo il rogo costato la vita alle tre sorelle rom, il 18 settembre 2019 era stato condannato dai giudici della Terza Corte d’Assise di Roma all’ergastolo per omicidio plurimo e incendio doloso. Per quei fatti era gia’ stata condannata a 20 anni la cognata Lisabeta Vicola, mentre è ancora latitante in Bosnia Renato Seferovic, fratello di Serif. Per la morte delle tre sorelline, la sinistra cavalcò una campagna sul razzismo, per poi scoprire che era stata una faida interna al campo nomadi.
In primo grado Seferovic era stato condannato all’ergastolo
“I motivi di ricorso sulla responsabilità sono inammissibili perché generici e assertivi – scrivono i supremi giudici nel motivare la sentenza del 16 giugno scorso. I giudici di merito hanno ritenuto provato che fra la famiglia Seferovic e Romano Hailovic vi era un forte contrasto”, che “l’imputato Serif Seferovic era portatore di una radicata avversione nei confronti di Romano Halilovic perché fu da lui denunciato quale autore del furto in seguito al quale, durante l’inseguimento del ladro, mori tragicamente una cittadina cinese, fatto che aveva destato un notevole clamore nell’anno 2016” e che “la notte del 10 maggio 2017, insieme a Renato e Johnson, Serif Seferovic hanno appiccato il fuoco al camper di Romano Halilovic, provocando la morte di tre delle sue figlie”.
“L’apporto materiale – concludono i giudici della Cassazione – risulta incentrato sulla diretta partecipazione attiva alle spedizioni punitive poste in essere dal commando omicida che risulta guidato, per la sua riconosciuta autorevolezza all’interno del clan famigliare, proprio dal ricorrente Serif Seferovic”.
Il cittadino di origine bosniaca era già finito alla ribalta delle cronache per la morte di Zhang Yao la ragazza cinese morta investita da un treno dopo che lui l’aveva scippata. Per quella morte fu ritenuto incolpevole dal giudice, che lo condannò solo per lo scippo.
Nel novembre 2021, Giuliana Sulejmanovic, moglie del condannato si era tolta la vita impiccandosi. Troppe tensioni, troppe pressioni. E sicuramente il peso di quella vicenda che aveva coinvolto suo marito. Dopo la tragedia, avvenuta a Roma nel campo rom di Centocelle, si era trasferita a Torino in un altro campo nomadi, per evitare problemi con la famiglia delle sorelle uccise.