Rampelli: «Finirà in farsa col Draghi bis, ma spero in un sussulto perché l’Italia torni normale»
Ne ha viste tante e teme che la crisi di governo si concluda con un Draghi bis. A poche ore dalle comunicazioni al Senato del premier dimissionario Fabio Rampelli vede all’orizzonte ancora un capo del governo esterno al Parlamento. “Ormai sono una regola pericolosa. Le pressioni organizzate da ambienti di ogni genere, con le piazze però disertate dai cittadini, lasciano prevedere un Draghi bis”, dice il vicepresidente della Camera. Che però spera “in un sussulto perché l’Italia possa tornare una nazione normale”. Intervistato dal Giornale ironizza sull’escamotage tentato da Letta per iniziare la conta a Montecitorio. “Non mi stupisco che cerchino sempre di imbrogliare le carte. Sono il PdP più che il Pd: il Partito del Potere“.
Rampelli teme il Draghi bis: “Spero in un sussulto”
Esponente di spicco di Fratelli d’Italia, una lunga militanza a destra iniziata nel Msi, Rampelli è convinto che nel 2023 il suo partito supererà il 25%. “Si percepisce nell’aria che più di una persona su quattro vuole che governi Giorgia Meloni”. Gli alleati leghisti e forzisti dovrebbero farsene una ragione. “Giorgia oggi traina la coalizione, come è stato in passato per Berlusconi e Salvini. È interesse comune che continui a salire. Almeno la metà dei consensi li recuperiamo tra indecisi e avversari, 5Stelle per primi. Rappresentiamo un’alternativa credibile al vecchio sistema, mentre Grillo è stato solo una bolla d’irriverenza. Quegli elettori stanno venendo da noi”.
“Nessuna riforma vera da questo governo”
Su Draghi non ha dubbi. Non è il salvatore della patria che tutti dipingono. “Non ha fatto riforme strutturali. Quando ci ha provato ha avuto il fuoco di fila dei partiti che lo sostengono. E ha tirato fuori topolini dalle montagne. Per fare riforme vere occorre una stessa idea della società”. La priorità di un futuro governo di centrodestra è la difesa dell’interesse nazionale. “«Nei decenni – osserva Rampelli – si sono stratificate sacche di classi dirigenti filotedesche, filofrancesi, filosovietiche e poi filorusse, filoamericane, filocinesi, filoarabe… Noi vogliamo essere solo filoitaliani. Offrire lavoro ai disoccupati con i soldi del reddito di cittadinanza, intervenire sul cuneo fiscale e abbassare le tasse. Rilanciare la produzione per creare ricchezza. Regolarizzare i flussi migratori sono altre urgenze”.
“È di Letta la pistola fumante che ha sparato al premier”
Per Rampelli la vera regia inconsapevole di questa crisi è del Pd. “È di Letta la pistola fumante da cui è partito il colpo verso Draghi, per errore ma è partito. Letta è stato un pistolero sgangherato. Che ha improvvidamente politicizzato una coalizione di governo. Che invece poteva solo occuparsi di pandemia, Pnrr e, poi, dell’invasione dell’Ucraina”. Sul sistema elettorale Rampelli ha le idee molto chiare. “Il proporzionale sarebbe una pugnalata per gli italiani perché li priva del diritto di decidere da chi essere governati”. Ministri tecnici in un futuro governo Meloni? Non proprio. “I tecnici siano importanti. Purché non siano tecnocrati che vogliono comandare. I politici hanno la visione della società da costruire e sono insostituibili, i tecnici devono seguire le linee e attuarle”.