Ma è Draghi o “Ciccio Kim”? Il peana a tutta saliva di Scurati al premier è degno della Corea del Nord

18 Lug 2022 11:37 - di Giacomo Fabi
Scurati

Ci vorrebbe un medico per escludere che lo sforzo prolungato delle ghiandole salivari non causi danni all’intero organismo. Il dubbio è (in)sorto spontaneo dopo aver incrociato sul Corriere della Sera lo sdilinquimento dello scrittore Antonio Scurati sotto forma di lettera-appello a Mario Draghi. Fossimo perciò nell’autore di “M. Il figlio del secolo” (una sorta di romanzo su Benito Mussolini), non esiteremmo un attimo a consultarne uno. Già, in una democrazia capita assai raramente di registrare vette di così inzuppato lirismo in onore di un capo di governo, quantunque dimissionario.

Lettera-appello di Scurati al premier sul Corriere della Sera

La retorica di questi mesi di guerra ci ha insegnato che così si usa nelle autocrazie di stanza a Mosca e dintorni, non certo nel libero e scanzonato Occidente. Ma tant’è: Scurati ha pensato bene di dividere a modo suo torti e ragioni della crisi di governo. Attribuendo per intero i primi alla «miseria umana che spesso, troppo spesso, accompagna la condizione umana dei politicanti» e assegnando i secondi alla «storia di un uomo di straordinario successo».  È solo l’incipit, ma già insalivato a sufficienza per lasciar scorrere il resto.

Una prosa da “culto della personalità”

Leggere per credere: «Durante tutta la sua vita, lei (Draghi, ndr) ha bruciato le tappe di una carriera formidabile. Prima da Governatore della Banca d’Italia e poi da Presidente della Banca centrale europea, lei ha retto le sorti di una nazione e di un continente. Le ha tenute in pugno con il piglio del dominatore, sorretto da una potente competenza, baciato dal successo, guadagnando una levatura internazionale, un prestigio globale, un posto di tutto rispetto nei libri di storia. Ha conosciuto il potere, quello vero, ha conosciuto la fama degli uomini illustri, la vertiginosa responsabilità di chi, da vette inarrivabili, decide quasi da solo della vita dei molti».

Intellettuali conformisti

Che vi dicevamo? Peana del genere risulterebbero imbarazzanti persino per il nord-coreano Ciccio Kim. Figuriamoci per Draghi, che certamente non merita di essere immerso nella saliva di Scurati come un savoiardo nel caffellatte. Che dire? Ce ne sarebbe di che riflettere sulla postura di certi uomini di cultura pasciuti a pane e antifascismo ma pronti, nello stesso tempo, a sprofondare nel più torvo conformismo. Una doppiezza che autorizza a ritenere come la «miseria umana» di certi intellettuali non sia poi tanto dissimile da quella da essi stessi imputata ai soliti «politicanti».

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